Né pedofili, né satanisti. Assolti dopo sedici anni due genitori a cui tolsero i figli

Luigi Amicone

Accusati di pedofilia e satanismo, ieri due genitori sono stati assolti dopo sedici anni dalle accuse infamanti che nel 1998 distrussero la loro famiglia: quattro figli portati via e un calvario che ha colpito altre famiglie e un prete del paese nella Bassa modenese. Dopo troppo tempo la Cassazione ha stabilito che Lorena Morselli e Delfino Covezzi erano innocenti. Ma lui è morto d'infarto un anno fa. Una Rignano ante litteram.

Accusati di pedofilia e satanismo, ieri due genitori sono stati assolti dopo sedici anni dalle accuse infamanti che nel 1998 distrussero la loro famiglia: quattro figli portati via e un calvario che ha colpito altre famiglie e un prete del paese nella Bassa modenese. Dopo troppo tempo la Cassazione ha stabilito che Lorena Morselli e Delfino Covezzi erano innocenti. Ma lui è morto d'infarto un anno fa. Una Rignano ante litteram di cui scrisse anche il Foglio.

 

Caro direttore, ci occupammo su Tempi di un altro caso pazzesco di presunta “pedofilia” di massa. Usando il semplice buon senso, arrivammo allora ad attaccare la mostruosità di un intreccio di pubblici ministeri e pubblici assistenti, psicologi, funzionari sociali, che sulla base delle “rivelazioni” di una bambina suggestionata dai fantasmi degli stessi inquirenti, stava producendo un disastro le cui dimensioni si possono cogliere solo ora, dopo che a sedici anni dai fatti – 16 anni! – una sentenza DELLA CASSAZIONE ha mandato DEFINITIVAMENTE assolti DUE CONIUGI ACCUSATI CON decine di mamme, papà, preti di pedofilìa e riti satanisti. Come ha rendicontato Avvenire, la principale “testimone” dell'accusa (allora aveva 8 anni ed era già in cura per problemi psichici) raccontava di orde di pedofili che si aggiravano tra Finale Emilia e Mirandola, dediti a orge, profanazione di cimiteri, riti satanici, decapitazioni di bambini. A capo di questa banda (che secondo gli accusatori gettava nel fiume Panaro i corpi delle vittime e il Panaro fu dragato per la modica spesa di 280 milioni di lire ma niente vittime) le inchieste elessero un prete che venne arrestato e che morì d’infarto ai domiciliari. Si chiamava don Giorgio Govoni. Non ci fu allora niente da fare. Repubblica e gli altri giornaloni si scatenarono a rimorchio degli inquirenti: una ventina di adulti e sette preti vennero inquisiti, decine di bambini vennero sottratti a forza e allontanati per sempre dalle rispettive famiglie. A Lorena e Delfino Cavazzi i magistrati portarono via quattro figli. Non li hanno più rivisti. Delfino è morto di crepacuore come don Giorgio. Come di crepacuore sono morte altre sei persone coinvolte in questa strage per via giudiziaria. Mamma Lorena è riuscita a scappare in Francia, dove ha partorito il suo quinto e ormai unico bambino. Altri bambini che furono allora sottratti alle famiglie non conoscono i loro genitori.

 

Adesso io chiedo, dopo 16 anni di un massacro del genere, cosa meriterebbero magistrati, assistenti sociali, psicologi? Bisognerebbe fargli solo causa civile o passarli per le armi? E cosa dobbiamo fare con questa merda di circuito mediatico-giudiziario italiano che lascia per strada gogne e condanne sommarie sparate in prima pagina, cadaveri di accusati e trafiletti di sentenze assolutorie che arrivano dopo decenni? Cosa dobbiamo fare di quelle merde di teledenunciatori usi ad abusare di tanta merda filtrata dalle procure? Cosa dobbiamo fare del nostro sistema di giustizia-informazione, se non separare con l’accetta le procure dai giornali, alzare muri e piazzare cecchini di guardia a chi si azzarda a far circolare verbali, carte, intercettazioni dell’accusa, prima che i processi siano arrivati a sentenza? Se Renzi aprisse finalmente quella porta e finalmente decidesse di andare a vedere con squadroni di penalisti  di chiara fama cosa c’è dietro quella porta di tante procure italiane, è sicuro che conosceremmo finalmente nomi e cognomi di magistrati e di giornalisti che sono stati e sono i protagonisti di quella P1 che ha messo nella merda tante persone, pezzi di società e l'intero sistema-Italia.

 

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Ieri in aula al Senato, Carlo Giovanardi ha pronunciato un discorso per ricordare questa tragica vicenda. Lo riportiamo di seguito.

 

Signora Presidente, intervengo per ricordare che ieri, dopo 16 anni di calvario giudiziario, Lorena Morselli e Delfino Covezzi sono stati riconosciuti innocenti rispetto all'accusa infamante rivolta loro sedici anni fa, quando alle 5 del mattino la polizia ha prelevato da casa loro i quattro figli minorenni che da allora non hanno più visto. Sono passati sedici anni! Purtroppo, Delfino Covezzi non potrà gioirne, perché l'anno scorso è morto d'infarto dopo la seconda assoluzione in appello. Così come don Giorgio Govoni morì di crepacuore, 16 anni fa, dopo l'accusa infamante rivolta nei suoi confronti di essere a capo di una congrega che di notte, nella bassa modenese, portava in un pullman i bambini ad orge sataniche, con ammazzamenti e tagliamenti di testa. Una vicenda truculenta, tanto che fin dall'inizio, quando intervenni rivolgendo un atto di sindacato ispettivo all'allora ministro della giustizia Diliberto, appariva una cosa assolutamente assurda e folle, come la vicenda di Rignano Flaminio. Bene, anzi male. Sono passati 16 anni e naturalmente i figli, portati via alla famiglia, non l'hanno mai più rivista perché sono stati affidati in Italia a situazioni diverse. La mamma vive in Francia con il quinto figlio, che si chiama Paolo ed ha 11 anni, e non ha mai potuto vivere in Italia altrimenti i servizi sociali le avrebbero portato via anche il quinto figlio. Mi domando allora e domando a voi che sistema giudiziario è quello che distrugge una famiglia, porta via ai genitori i quattro figli minorenni e solo dopo 16 anni comunica loro quello che fin dall'inizio si capiva e cioè che erano totalmente innocenti rispetto agli addebiti infamanti loro rivolti. E malgrado il fatto che fossero già stati assolti in appello, la sentenza è stata impugnata in Cassazione. Sono stati di nuovo assolti in appello e nuovamente la sentenza è stata impugnata in Cassazione. Parliamo di prescrizione e di tempi della giustizia, ma forse dovremmo parlare anche di consapevolezza, di servizi sociali, di assistenti sociali irresponsabili e di magistrati che, comunque vada a finire un processo, hanno già massacrati gli imputati, colpevoli o innocenti che risultino essere alla fine del procedimento. Ebbene: chi paga? Chi risarcisce questa famiglia dal fatto di essere stata distrutta? E perché l'opinione pubblica non è stata coinvolta? Perché lei era una maestra d'asilo, fra le altre cose cattolica e che lavorava in parrocchia, o perché lui era un povero fuochista che lavorava nel settore della ceramica? Il fatto di essere cittadini comuni, di non essere ricchi, famosi, politici, magistrati o attori giustifica una persecuzione di questo tipo nel silenzio complessivo di una società che quando si tratta di persone umili si disinteressa totalmente? Sono voluto intervenire per abbracciare le vittime di questa vicenda, la mamma che è rimasta, il papà che è morto ed i figli che hanno subito questo massacro, sperando che nel Parlamento e nella magistratura (a proposito della quale parliamo di responsabilità civile) vi sia la consapevolezza che quando si tratta della vita delle persone la giustizia deve dare una risposta in tempi utili; la giustizia deve stabilire se una persona è colpevole o innocente, ma non può far stare un presunto colpevole tutta la vita sotto processo, perché quando alla fine la giustizia arriva, dopo 16 anni, purtroppo arriva fuori tempo massimo.

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