Farsi fregare dal populista

Redazione

La fine prematura del governo svedese è il primo caso in cui uno dei partiti dell’ultradestra populista europea riesce a decidere le sorti di un paese. Il governo di centrosinistra dell’ex sindacalista Stefan Löfven è caduto ieri dopo essere stato messo in minoranza nel voto sul budget dello stato.

La fine prematura del governo svedese è il primo caso in cui uno dei partiti dell’ultradestra populista europea riesce a decidere le sorti di un paese. Il governo di centrosinistra dell’ex sindacalista Stefan Löfven è caduto ieri dopo essere stato messo in minoranza nel voto sul budget dello stato, presentato dopo un’estenuante trattativa che non è riuscita a mettere d’accordo il Partito moderato di centrodestra. Quello di Löfven è un governo di minoranza (la coalizione di socialdemocratici e Verdi ha appena 138 dei 349 voti al Parlamento), e ogni manovra varata ha bisogno di parte dei voti dell’opposizione per passare. Sul budget socialdemocratici e moderati non sono riusciti a mettersi d’accordo, e questo ha reso decisivo per le sorti del governo il partito populista e xenofobo (nonostante il nome) dei Democratici svedesi. Con il 13 per cento dei voti, i Democratici svedesi sono stati la grande sorpresa delle elezioni di settembre. Spinti da uno scontento popolare che per una volta non era concentrato sull’economia (quella, grazie alle politiche liberali del premier di centrodestra Fredrik Reinfeldt, era in forte miglioramento) ma sull’immigrazione, i Democratici hanno più che raddoppiato i loro voti alle elezioni, e sono diventati il terzo partito politico di Svezia. Ieri, durante la votazione per il budget, il mancato accordo tra socialdemocratici e moderati ha fatto del partito xenofobo fondato da Jimmie Akesson l’ago della bilancia. Il governo è caduto, Löfven, infuriato, ha indetto nuove elezioni per il prossimo 22 marzo e ora i Democratici svedesi si sentono pronti a raccogliere ancora più voti. I partiti tradizionali li definiscono irresponsabili e populisti, ma loro ostentano sicurezza, e dicono che non collaboreranno mai con nessun partito che voglia mantenere la “policy di immigrazione estrema” del paese.

 

Nel panorama europeo, quello svedese è un caso di scuola, in cui i populisti sono riusciti a incunearsi nella debolezza del bipolarismo politico. A giudicare dai sondaggi, molti altri partiti dell’ultradestra populista si apprestano a diventare fondamentali per gli equilibri dei loro paesi, dall’Ukip in Inghilterra al Front national in Francia. Ma fidarsi di loro è tutt’un’altra storia.

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