Malia e Sasha Obama (foto AP)

Le sdraiate

Annalena Benini

A tredici e sedici anni esiste solo una cosa peggiore dello stare in piedi accanto al proprio padre davanti alle telecamere (immaginando le amiche a casa che commentano i capelli, le scarpe, la faccia): stare davanti alle telecamere accanto al padre che concede la grazia a un tacchino.

A tredici e sedici anni esiste solo una cosa peggiore dello stare in piedi accanto al proprio padre davanti alle telecamere (immaginando le amiche a casa che commentano i capelli, le scarpe, la faccia): stare davanti alle telecamere accanto al padre che concede la grazia a un tacchino. Malia e Sasha Obama, nate nel 1998 e nel 2001, sono state criticate da un’esponente repubblicana, Elizabeth Lauten (che poi si è pentita, disperata e dimessa) per l’aria annoiata, per gli occhi roteanti, per i vestiti troppo casual con cui hanno tenuto compagnia al presidente degli Stati Uniti che parlava all’America durante la cerimonia tradizionale della grazia ai tacchini. Elizabeth Lauten, portavoce di un deputato repubblicano, “dopo molte ore di preghiera” ha chiesto scusa in modo accorato per quelle parole inappropriate postate su Facebook. Quelle parole però hanno permesso a molti genitori di adolescenti di osservare meglio Malia e Sasha, mentre in effetti roteavano gli occhi, un passo dietro Barack Obama che quindi non poteva vederle, non ridevano granché alle battute del padre, si bisbigliavano a vicenda commenti probabilmente terribili sui tacchini in genere e sulla platea della Casa Bianca, e non potendo controllare i cellulari si controllavano le scarpe.

 

Sasha ha risposto “no” al padre che la invitava ridendo ad accarezzare quell’animale terrorizzato, ed entrambe avevano un’aria impaziente, contavano i secondi che mancavano alla fine del supplizio, calcolavano mentalmente l’impatto di quella figuraccia sulla loro vita sociale e sui loro capelli, pregavano che nessuno le stesse guardando e che, in caso contrario, almeno tutti notassero quanto erano imbarazzate da quello strazio presidenziale. “Sono teenager”, hanno detto tutti a loro difesa, e in quella difesa c’era il senso di un sollievo: anche le figlie di Barack e Michelle Obama sono come mia figlia, come mio figlio, come mio nipote, come mio cugino adolescente.

 

[**Video_box_2**]Hanno ricevuto la migliore delle educazioni, vivono alla Casa Bianca, non possono guardare la tivù la sera dei giorni di scuola, mangiano molte verdure, non hanno Facebook, hanno una madre molto attenta, impegnata e concentrata sulle nuove generazioni, conoscono il loro posto nel mondo, eppure stavano lì, gonna cortissima su cui Michelle non avrà voluto litigare (riuscendo solo a raggiungere il compromesso del cardigan sopra il vestitino di Sasha), e indossavano l’aria esasperata delle adolescenti a contatto con gli adulti. Anche se l’adulto è Barack Obama, l’uomo che perfino gli adolescenti vorrebbero incontrare. Lo sguardo di Sasha, tredici anni, e il suo “no” al tacchino consolano i genitori di tutti gli “sdraiati” raccontati da Michele Serra, dimostrano che c’è qualcosa di molto più forte dell’impegno educativo, della famiglia del Mulino Bianco, e perfino di più potente dello sfarzo della Casa Bianca durante il Ringraziamento: è il disprezzo monosillabico degli adolescenti.

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  • Annalena Benini
  • Annalena Benini, nata a Ferrara nel 1975, vive a Roma. Giornalista e scrittrice, è al Foglio dal 2001 e scrive di cultura, persone, storie. Dirige Review, la rivista mensile del Foglio. La rubrica di libri Lettere rubate esce ogni sabato, l’inserto Il Figlio esce ogni venerdì ed è anche un podcast. Ha scritto e condotto il programma tivù “Romanzo italiano” per Rai3. Il suo ultimo libro è “I racconti delle donne”. E’ sposata e ha due figli.