La scuola a scuola di gender

Redazione

Oggi e domani, a Roma, si tiene un corso di formazione dedicato ai direttori generali del ministero e ai dirigenti e coordinatori degli uffici scolastici regionali “per la prevenzione e il contrasto delle discriminazioni basate sull’orientamento sessuale e sull’identità di genere”. A promuoverlo sono “il Miur e l’Unar, in collaborazione con il Servizio Lgbt di Torino”.

Ricordate la vicenda dei libretti “Educare alla diversità a scuola”, con cui l’Ufficio nazionale antidiscriminazioni razziali, dipendente dalla presidenza del Consiglio, cercava di introdurre l’ideologia gender in classe, senza che i genitori degli alunni (e nemmeno il Miur) ne sapessero nulla? Ora, dopo il ritiro dei libretti e le prese di distanza dal direttore dell’Unar, Marco De Giorgi, da parte del ministro dell’Istruzione Stefania Giannini e del sottosegretario Gabriele Toccafondi, la rieducazione di grandi e piccini come Lgbt comanda ha trovato altre vie. Oggi e domani, a Roma, si tiene un corso di formazione dedicato ai direttori generali del ministero e ai dirigenti e coordinatori degli uffici scolastici regionali “per la prevenzione e il contrasto delle discriminazioni basate sull’orientamento sessuale e sull’identità di genere”. A promuoverlo sono “il Miur e l’Unar, in collaborazione con il Servizio Lgbt di Torino”.

 

Inserito nella Settimana nazionale contro la violenza e la discriminazione, dal 24 al 30 novembre, il corso segue, a modo suo, la soluzione adottata in Francia. Anche lì, all’aggressivo “Abcd de l’égalité” che aveva provocato la rivolta delle famiglie, è seguita l’azione di indottrinamento dei docenti, costretti ad adeguarsi. Obiettivo, in Italia come in Francia, “la realizzazione di percorsi innovativi di formazione sulle tematiche dell’omosessualità e della transessualità” e la condivisione di “strumenti per una programmazione didattica inclusiva delle tematiche Lgbt”. Al termine della quale, parlare di padre e madre senza prevedere “due mamme” o “due papà” diventerà – è chiaro – colpevole diffusione di “stereotipi omofobici”.

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