Non incriminato l'agente che uccise Mike Brown. Nuove violenze a Ferguson

Redazione

Per Darren Wilson valutate insufficienti le prove. Scontri e saccheggi nel sobborgo di St. Louis.

Ritornano le notti dei riot neri contro la polizia a Ferguson, in America. E questa volta si allargano ad altre città le proteste, da Los Angeles a New York dopo che Darren Wilson, il poliziotto che il 9 agosto scorso sparò e uccise il 18enne nero Mike Brown, è stato scagionato dall'accusa di omicidio dal procuratore della contea di Saint Louis, Bob McCulloch, in quanto "non ci sono prove sufficienti a evidenziare la colpevolezza dell'agente". Il gran giurì convocato per giudicare il caso aveva infatti giudicato non colpevole il poliziotto.

 

La decisione del gran giurì di St. Louis - composto da nove bianchi e tre neri - se non è stata una sorpresa è sicuramente stata una decisione insolita. Infatti se si considerano i dati del Bureau of Justice Statistics solo in 11 casi su 162 mila il gran giurì ha respinto l'accusa.

 

"Siamo profondamente delusi dal fatto che l'assassino di nostro figlio non dovrà affrontare le conseguenze delle sue azioni" ha dichiarato la famiglia di Michael Brown, che però hanno chiesto ai manifestanti di tornare alla calma, per non "creare i presupposti per una nuova uccisione".

 

Dopo la diffusione della notizia a Ferguson sono iniziati i disordini: alcune auto della polizia sono state rovesciate e incendiate, ci sono stati spari e lanci di lacrimogeni, scontri con la polizia e atti vandalici e di saccheggio che poco avevano a che fare con le proteste. La situazione al momento sembra essersi placata e si iniziano a trarre i bilanci: un agente è stato ferito da un bottiglia che lo ha colpito alla testa, 10 edifici sono stati dati alle fiamme, diversi sono stati saccheggiati e 150 colpi d'arma da fuoco sparati dai manifestanti (alcuni contro una troupe della Nbc). 29 manifestanti sono stati arrestati dalla polizia per atti vandalici e aggressione a pubblico ufficiale.

 

[**Video_box_2**]Anche il presidente Barack Obama è intervenuto pubblicamente per invitare i manifestanti a mantenere la calma e non esasperare la situazione: "Siamo una nazione fondata sullo stato di diritto. Dobbiamo accettare la decisione del Grand Jury".

 

Che la situazione potesse volgere al peggio in caso di una mancata incriminazione era chiaro da giorni, tanto che le scuole e gli edifici pubblici erano stati chiusi e le forze dell'ordine avevano ricevuto una formazione speciale, per riuscire a mantenere la situazione quanto più possibile controllata e non esaltare i violenti.

 

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