Fare le corner. Fabregas (Chelsea) batte un calcio d’angolo a Stamford Bridge nella sfida contro il West Bromwich Albion (foto Ap)

That win the best

Altro che derby

Jack O'Malley

Balotelli non fa gol e ha tempo per le interviste stupide, Perin dovrebbe bere succhi di frutta. I gol da rivedere di Costa e Rooney. Un brindisi per Conte.

Londra. Al Mourinho che qualche settimana fa lamentava il silenzio dei borghesucci seduti sulle tribune di Stamford Bridge e non partecipavano abbastanza alle meraviglie calcistiche del suo Chelsea primo in classifica (lo avete visto il gol di Diego Costa, sabato?) bisognerebbe far sentire il silenzio nebbioso di San Siro al 90’, quando l’arbitro ha posto fine all’agonia del derby milanese che di derby ha solo il nome e non più l’impeto, e di milanese la frittura dei giocatori panati. Mentre interisti e milanisti si abbracciavano come amici sovrappeso dopo una partita in spiaggia, i tifosi mesti lasciavano lo stadio. La nostra mestizia si aggiungeva così alla loro, poiché già sapevamo che avremmo dovuto sorbirci la centesima replica delle ficcanti analisi dei direttori di quotidiani sportivi italiani su come Milano non sia più la capitale del calcio in Italia: roba talmente fresca da far sembrare Amauri una giovane promessa del calcio brasiliano.

 

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Un colpo di straccio al banco del pub. Mario Balotelli è stato intervistato da Fox Sports Australia, probabilmente l’unico paese in cui non è ancora arrivata notizia del bluff che da anni Super Mario rappresenta per il calcio. Con il solito piglio simpatico, l’attaccante del Liverpool che in Premier League quest’anno ha segnato lo stesso numero di gol del magazziniere di Anfield promette che le reti arriveranno, e si dà un bel 7 come voto “perché non ho mai corso così tanto come quest’anno”. In attesa che Brendan Rodgers gli ricordi che una punta dovrebbe segnare, annoto – in mezzo a un discreto numero di banalità sull’importanza della famiglia e dei pochi, veri, amici – l’immortale frase “non mi interessa quello che pensa la gente di me”, ovvero la versione maschile di “cerco un uomo che mi faccia ridere”. In Inghilterra non lo sopporta più nessuno, e dallo spogliatoio dei Reds cominciano a filtrare lamentele e gelosie come dalla parrucchiera. Lui, che non segnando da mesi ha molto tempo libero per dare interviste, su BeIn Sport ha attaccato i giornali così: “A prescindere dal fatto che piaccio o meno alla gente, le persone leggeranno quello che viene scritto su di me. E siccome i giornali devono vendere, devono scrivere storie divertenti o stupide. La gente non vuole leggere: ‘Mario è a casa con sua figlia’ ma ‘Mario ha distrutto l’auto’”. Una lezione perfetta per un corso di aggiornamento di quelli che i giornalisti italiani sono costretti a fare di questi tempi. I consigli sono due: smettere di distruggere le auto o cominciare a distruggere le reti avversarie. A quel punto potrà andare anche a farsi una bevuta con Perin. Già, perché il povero portiere del Genoa, beccato alla guida dell’auto dopo una cena con amici in cui aveva alzato troppo il gomito, è stato costretto a promettere di volersi impegnare nel sociale per ripulire la fedina (corsia preferenziale per trasformarlo in un vero alcolista). Caro Perin, per bere e fare il calciatore insieme ci vuole il fisico, con quella faccia lì è meglio darsi ai succhi di frutta.

 

“Ma cosa hai combinato, amore?!”. Amie Buck inconsolabile dopo l’autogol del suo fidanzato, Kieran Gibbs, in Arsenal-United

 

Mou minore. In questa pagina si continua a preferire José Mourinho, ma alziamo un calice pieno di brandy e per una volta brindiamo ad Antonio Conte, Special One minore e un po’ più isterico, ma che dice quello che va detto. Vi lamentate che il calcio italiano fa cagare? Che la Nazionale va ai Mondiali e viene presa a pallonate anche dai raccattapalle? Smettetela di trattare l’Azzurro come una seccatura, i club mandino i giocatori a fare gli stage e i giornalisti smettano di occuparsi solo della serie A. Detto, fatto: la domanda successiva in conferenza stampa è stata su Balotelli. Se i politici hanno perso il polso del paese reale, i giornalisti tendono a tagliargli direttamente le vene: Conte ha agitato la chioma e chiesto a chi questo sport dovrebbe raccontarlo di provare a preoccuparsi di cose serie e non di quante volte Balotelli vada in discoteca. Giusto, anche perché Balotelli non va sempre in discoteca: alla vigilia di Crystal Palace-Liverpool, ad esempio, era a seguire un incontro di boxe dal vivo. Il giorno dopo non avrebbe giocato. Come sempre, insomma.

 

Ciuffo e ciuffo. Brindo ad Antonio Conte anche perché più passa il tempo più si accorge di avere tra le mani poca cosa: un attacco formato da un panchinaro della Bundesliga e una punta che non segna mai in una squadra che lotta per non retrocedere non lascerebbero tranquillo nemmeno Roy Hodgson. Il quale invece si gode il momento d’oro di Wayne Rooney, di cui ho parlato la settimana scorsa, e del quale mi limito a consigliarvi di andare a vedervi il gol del 2-1 all’Arsenal che ha improvvisamente riportato il Manchester United tra le prime cinque in Premier League e ridato vigore e slancio al ciuffo di Van Gaal.

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