Il primo ministro australiano Tony Abbott (foto Ap)

Lettera da Canberra

Crescita e lavoro, senza troppi fronzoli. A questo serve il G20

Tony Abbott

Investimenti privati, politiche monetarie espansive. C’è l’esempio anglosassone. Dobbiamo stimolare la domanda per scongiurare il rischio deflazione che minaccia le maggiori economie europee, scrive al Foglio il primo ministro australiano Tony Abbott.

Fra pochi giorni i leader del G20 arriveranno in Australia per il vertice di Brisbane. Sei anni fa l’eco dell’impatto della crisi finanziaria ha risuonato in tutto il mondo. Sebbene quegli anni di crisi siano alle nostre spalle, stiamo ancora lottando con la sua eredità: debito alto e disoccupazione. La sfida per i leader del G20 è chiara: promuovere crescita e occupazione,  rafforzando la resilienza finanziaria. Dobbiamo stimolare la domanda per scongiurare il rischio deflazione che minaccia le maggiori economie europee. Il direttore generale del Fondo monetario internazionale, Christine Lagarde, ci ha esortato a trovare un nuovo slancio per promuovere un aumento di crescita e occupazione che siano anche di qualità. Ciò significa creare le condizioni giuste perché il settore privato possa avere successo. Significa essere disponibili a utilizzare gli investimenti nelle infrastrutture per stimolare la crescita. Non possiamo permettere che la ripresa ristagni, perciò chiederò ai leader del G20 a Brisbane di fare di più.

 

In un precedente vertice del G20, nel 2011, i leader parlarono del bisogno di “volontà politica”. Avevano capito che il G20 ha la massima efficacia quando ci impegniamo ad agire collettivamente ed esercitiamo la nostra volontà politica insieme per portare a compimento gli impegni assunti. Quest’anno abbiamo lavorato per conseguire un obiettivo ambizioso e condiviso: innalzare il pil del G20, entro il 2018, di almeno 2 punti percentuali al di sopra delle stime attuali. Per conseguire tale obiettivo, i membri del G20 hanno individuato almeno 1.000 nuove misure che possono essere adottate nelle loro strategie nazionali per la crescita. Nel corso del 2014 i membri del G20 si sono sfidati a vicenda per concepire riforme che contino davvero e abbiano un maggiore impatto. Sebbene resti un ruolo per politiche monetarie accomodanti, i membri del G20 devono adottare riforme economiche strutturali che stimolino la crescita a lungo termine. Sono riforme difficili da attuare, ma quelle economie che l’hanno fatto hanno assistito a una ripresa economica. E’ questo il caso della Gran Bretagna e degli Stati Uniti.

 

Lo stimolo fiscale fornito dal G20 durante la crisi finanziaria globale ha contribuito a impedire il collasso dell’economia mondiale. Da allora alcuni governi hanno esaurito il loro “spazio di manovra” fiscale a disposizione. Perciò occorre trovare nuove risorse per gli investimenti. Il settore privato può svolgere un ruolo importante in tal senso. Incoraggiare maggiori investimenti in ogni paese del G20 è essenziale per cercare di colmare la lacuna annuale di finanziamento di 1.000 miliardi di dollari negli investimenti infrastrutturali.

 

A settembre i paesi del G20 hanno concordato di creare un’“Iniziativa infrastrutturale globale”, attraverso un programma pluriennale, per migliorare il clima di investimento, la pianificazione e preparazione di progetti infrastrutturali e i finanziamenti a lungo termine.

 

Riconosciamo la necessità di affrontare la questione della disoccupazione giovanile e stiamo lavorando per aumentare il tasso di partecipazione al mercato del lavoro, perché sono questioni fondamentali per la crescita economica. A Brisbane esamineremo la possibilità di stabilire un obiettivo per ridurre del 25 per cento, entro il 2025, l’attuale divario tra uomini e donne nel tasso di partecipazione al lavoro nei paesi del G20. Ridurre tale divario in questa proporzione porterebbe oltre 100 milioni di donne a entrare nel mercato del lavoro in tutto il mondo.

 

La crescita economica deve essere costruita su fondamenta solide. Assicurare la resistenza del settore finanziario è l’essenza del lavoro svolto dal G20 a partire dalla crisi finanziaria globale, proteggendo i contribuenti dal rischio di dover salvare le banche sistemiche a livello globale, rendendo il mercato dei derivati più sicuro e migliorando il controllo del settore bancario ombra (gli istituti finanziari che si comportano come le banche ma senza lo stesso livello di supervisione).

 

[**Video_box_2**]I risultati del recente “stress test” delle banche europee hanno dimostrato che siamo sulla strada giusta e che le nostre azioni stanno facendo la differenza. E’ ora giunto il momento di porre fine alla crisi finanziaria globale. Il G20 genera circa l’85 per cento del pil globale e tre quarti del commercio globale; può quindi avere un ruolo cruciale in questa direzione. Ma avremo successo soltanto se i leader eserciteranno la propria capacità di influenza e di azione collettivamente, e attueranno le riforme nazionali necessarie per promuovere la fiducia. Il G20 infatti esiste per affrontare problemi grandi che vanno oltre la capacità di gestione dei singoli stati nazione. Raggiungere un accordo su come gestire tali problemi è un test per la solidità del G20.

 

Quando l’Australia assunse la presidenza del G20 un anno fa, il nostro obiettivo era che i leader del G20 si riunissero a Brisbane preparati e pronti ad attuare azioni concrete e adottare reali riforme economiche che producano risultati tangibili e misurabili per l’economia globale e per i popoli del mondo.

 

Quando il vertice si concluderà, confido che i leader avranno concordato un piano di lavoro che affronti questioni fondamentali per l’economia globale e che impegni ognuno di noi ad agire a casa propria.

 

Tony Abbott è il Primo ministro australiano