Raffaele Fitto (foto LaPresse)

Chiaro Fitto

Redazione

Al di là delle preoccupazioni e delle ambizioni personali, che peraltro sarebbe pura ipocrisia considerare incompatibili con una funzione politica, le posizioni della cosiddetta fronda interna a Forza Italia non hanno (ancora?) conquistato uno spazio riconoscibile, e non soltanto polemico.

Al di là delle preoccupazioni e delle ambizioni personali, che peraltro sarebbe pura ipocrisia considerare incompatibili con una funzione politica, le posizioni della cosiddetta fronda interna a Forza Italia non hanno (ancora?) conquistato uno spazio riconoscibile, e non soltanto polemico. Raffaele Fitto, che forte anche di un suo personale consenso nelle urne ha assunto la leadership di quest’area, si è reso conto che l’informazione, molto attenta quando si smarca dalla linea di Silvio Berlusconi, non mostra altrettanto interesse per le sue proposte in positivo, e ha intrapreso, per sormontare la situazione, una specie di campagna per rendere nota la piattaforma su cui intende costruire la nuova alleanza di centrodestra. Attorniato da parlamentari amici, ha presentato una proposta alternativa alla legge di stabilità. Ha colto l’occasione dell’anniversario della caduta del Muro per illustrare la sua visione della politica internazionale e ha annunciato per la fine del mese un’iniziativa “per l’alternativa in Italia e in Europa”.

 

Anche se ancora non sono chiari i lineamenti della piattaforma di Fitto, bisogna riconoscere che l’ex governatore pugliese ha un senso del tempo politico assai meno pigramente rilassato di quello che sembra intorpidire i riflessi del suo partito. Con lo slogan, che sembra rubato a Matteo Renzi, “il futuro si costruisce da subito” Fitto si è imposto di fatto come protagonista anche nell’ultimo vertice di Forza Italia, puntando a ricondurre le relazioni con il Pd sul terreno della contrattazione, evitando di farlo scivolare sul piano inclinato della subalternità. Si può pensare che la fretta non è buona consigliera, ma è difficile negare che l’idea di Berlusconi di rinviare a un evento non meglio identificato della primavera prossima l’appuntamento per tentare la ricostruzione di un centrodestra appare esageratamente lontana, in un quadro politico in movimento e in una situazione economica e sociale sempre meno affidabile. Va detto che in questo clima sospeso, Berlusconi ha saputo far valere la corresponsabilità istituzionale come elemento decisivo, il che ha portato alla costruzione dell’asse del Nazareno, uno spazio politico realistico che pare l’unico che consenta di mantenere aperta una prospettiva di bipolarismo competitivo. Il limite di Fitto è stato quello di considerare l’orizzonte del Nazareno come un impedimento a un’alternativa alla sinistra invece che come lo spostamento di questa dialettica fisiologica su un livello più razionale e basato sulla competizione, invece che sulla demonizzazione reciproca. Questa incomprensione iniziale, però, sembra essere superata e questo consentirebbe a Fitto di riprendere un ruolo di tendenza e non di opposizione frontale in Forza Italia. Il fatto di avere in qualche modo imposto un proprio ruolo non come delfino designato, ma come outsider capace di non farsi rinchiudere in una funzione da Gian Burrasca è un merito della capacità politica e di lavoro di Fitto, e anche della sostanziale saggezza di Berlusconi.