Isabel allende (foto AP)

Isabel Allende alla Casa Bianca

Redazione

Obama avrebbe dovuto premiare un liberale come Vargas Llosa

Quando ha lasciato il Cile, dopo il golpe militare che ha spodestato lo zio Salvador, Isabel Allende portò con sé “un po’ di abiti, alcune foto di famiglia e due libri: le poesie di Pablo Neruda e ‘Las venas abiertas de América Latina’”. Il primo è l’esegeta lirico di Stalin e il secondo è il fortunato pamphlet, curato e prefato da Isabel Allende, che ha riletto il mito terzomondista per cui la colpa dell’arretratezza è dell’avidità dell’imperialismo americano che vuole impadronirsi delle ricchezze del suolo (una volta l’oro, ora le materie prime) senza pagare il “giusto prezzo”. Adesso la Casa Bianca premia la Allende con la medaglia presidenziale della libertà, il massimo riconoscimento civile degli Stati Uniti. Strana scelta per una autrice dal grande successo commerciale ma che non è mai stata molto tenera con gli Stati Uniti. Come quando ha tirato fuori il paragone fra l’11 settembre 2001 e l’11 settembre del 1973, il golpe di Augusto Pinochet in Cile. Come se non fosse ormai chiaro che c’è un solo paese che alla lunga si è salvato nel triste sud America, ed è proprio il suo Cile, ed è purtroppo grazie a quel brutale generale che fece fuori con mezzi bestiali un governo di minoranza castrista, e che Salvador Allende morì da eroe, ma come presidente inetto, in mano agli estremisti del Mir e di Altamirano.

 

Isabel Allende, da non confondere con la figlia dell’ex presidente cileno entrata in politica, ha anche scritto che l’11 settembre 2001 “è la prima volta che l’America ha provato vulnerabilità, qualcosa che il resto del mondo prova tutto il tempo”. Non è un bel modo per onorare i tremila morti delle Twin Tower, paragonandoli alle ingiustizie del pianeta, come la fame e la disoccupazione. Anziché Isabel Allende con i suoi polverosi tic di sinistra e i suoi fantasmi ideologici da Guerra fredda, la Casa Bianca di Barack Obama avrebbe dovuto e potuto onorare un altro scrittore, l’unico liberale dell’America latina, Mario Vargas Llosa.

 

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