Shinzo Abe e Xi Jimping

Farsi i dispetti all'Apec

Giulia Pompili

Foto (poco) opportunity da un divorzio annunciato. Al vertice Asia e Pacifico vanno in scena le tensioni tra Cina e Giappone, e altro ancora. Per Shinzo Abe una cena seduto a fianco al nemico sudcoreano.

L’immagine è quella dei due fidanzati che si incontrano dopo un lungo periodo di separazione. Dall’ultimo litigio non hanno pensato che a quel momento. Ognuno aveva pronto il discorsetto da fare all’altro. Poi, quando quel giorno finalmente arriva, nessuno dei due apre bocca sui temi importanti. La fotografia scattata ieri al vertice Asia-Pacific Economic Cooperation (Apec) tra il premier giapponese Shinzo Abe e il presidente cinese Xi Jinping mostra due facce tese, una stretta di mano fredda, photo opportunity e null’altro (Xi sembrava molto più scocciato di Abe, a dirla tutta).

 

 

 

Il vero lavoro sporco, per rompere la tensione diplomatica che va avanti da almeno due anni, lo avevano fatto sabato i due ministri degli Esteri, il cinese Wang Yi e il giapponese Fumio Kishida, raggiungendo un accordo in quattro punti. Tra questi, quello più delicato è sulle isole contese chiamate Senkaku dai giapponesi e Diaoyu dai cinesi. Un argomento nemmeno sfiorato dai Abe e Xi durante il meeting di oggi.

 

I rappresentanti di entrambi i paesi hanno espresso il desiderio di “riprendere un rapporto reciprocamente vantaggioso in base a interessi strategici comuni” (nel gergo degli avvocati matrimonialisti coincide con il va bene, adesso basta farci la guerra inutilmente, pensiamo all’assegno). Poi hanno detto di voler riconsiderare entrambi una “visione della storia onesta”, un punto che riguarda le interpretazioni opposte di alcuni episodi delle relazioni tra i due paesi, e ovviamente anche il controverso santuario Yasukuni (va bene, arrivati a questo punto avremmo dovuto superare il divorzio, siamo adulti, basta recriminazioni inutili). Sulle isole contese Tokyo e Pechino hanno riconosciuto di avere una visione “molto diversa” per quanto riguarda la territorialità delle acque (eufemismo) nel mar Cinese meridionale, e si è parlato della possibilità di un indirizzo comune anti-crisi per evitare un’escalation (tu non mi capisci, io non ti capisco, la cassettiera sarebbe mia ma puoi tenerla quanto vuoi, ovviamente fino a quando non te la chiederò indietro, e allora ti scriverà il mio avvocato).

 

L’Apec è un summit sempre fecondo di immagini interessanti, anche solo per il dress code che ogni anno obbliga i capi di stato alle tenute tradizionali del paese che lo ospita – tutte rigorosamente uguali. A inventare la tradizione, piuttosto recente invero, è stato Bill Clinton nel 1993, durante il primo incontro a Blake Island, quando regalò ai capi di stato presenti dei giubbotti di pelle stile Fonzie.

 

 

A parte la “family photo” di quest’anno, con i leader del Pacifico vestiti con abiti tradizionali cinesi

 

 

– un dress code che, come hanno scritto su Twitter, ricordava i personaggi di “Star Trek” – la fotografia della gelida stretta di mano tra Abe e Xi non è passata inosservata. Il Wall Street Journal ha chiesto ai lettori di giocare mandando attraverso i social network una possibile didascalia. Su Twitter le facce dei due leader di Giappone e Cina sono state messe accanto a quelle di Winnie the Pooh e Ih-Oh l’asinello oppure a quelle dell’incontro tra il segretario di stato americano John Kerry e il ministro degli Esteri russo Sergej Lavrov subito dopo la crisi in Crimea

 

 

Qui la vignetta di Patrick Chappatte per il New York Times

 

Sembrano lontanissime ormai le allegre immagini dell’ex primo ministro giapponese Junichiro Koizumi e dell’ex presidente cinese Hu Jintao durante i colloqui riconciliatori del 2005, oppure quelle che ritraevano Hu Jintao insieme con l’imperatore Akihito.

 

Sette ore dopo la gelida stretta di mano con Xi, la Cina ha voluto creare un altro momento imbarazzante al premier giapponese Abe (la sottile e  crudele ripicca della donna vendicativa non è mai da sottovalutare). Per la cena di gala di ieri sera, i funzionari di Pechino hanno assegnato al premier nipponico il posto accanto alla presidente della Corea del sud, Park Geun-hye. I due sono stati costretti a parlare, nonostante il gelo diplomatico con Seul che va avanti da otto mesi. In questo caso, però, Abe è riuscito a superare la prova discretamente. La stretta di mano tra i due avvenuta questa mattina, davanti agli occhi attenti del presidente americano Barack Obama, in confronto a quella con Xi è sembrata quasi confidenziale.

 

 

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  • Giulia Pompili
  • È nata il 4 luglio. Giornalista del Foglio da più di un decennio, scrive soprattutto di Asia orientale, di Giappone e Coree, di Cina e dei suoi rapporti con il resto del mondo, ma anche di sicurezza, Difesa e politica internazionale. È autrice della newsletter settimanale Katane, la prima in italiano sull’area dell’Indo-Pacifico, e ha scritto tre libri: "Sotto lo stesso cielo. Giappone, Taiwan e Corea, i rivali di Pechino che stanno facendo grande l'Asia", “Al cuore dell’Italia. Come Russia e Cina stanno cercando di conquistare il paese” con Valerio Valentini (entrambi per Mondadori), e “Belli da morire. Il lato oscuro del K-pop” (Rizzoli Lizard). È terzo dan di kendo.