L'allenatore che aveva portato la Fiorentina a coniugare i risultati al bel gioco, ora indossa agli occhi della gente i panni del testardo (foto LaPresse)

Da genio precoce a giovane trombone. Per Montella a Firenze non ci sono mezze misure

Sandro Bocchio

Le mezze misure non fanno per Firenze. Non esistono zone grigie e, da sempre, hanno ancor meno spazio le sfumature. I colori si riducono al bianco e al nero, contrappasso pallonaro per una città in cui la Juventus è indicata come l'origine di tutti i mali. Così oggi Vincenzo Montella rischia per passare da genio precoce a giovin trombone.

Le mezze misure non fanno per Firenze. Non esistono zone grigie e, da sempre, hanno ancor meno spazio le sfumature. I colori si riducono al bianco e al nero, contrappasso pallonaro per una città in cui la Juventus è indicata come l'origine di tutti i mali. Così oggi Vincenzo Montella rischia per passare da genio precoce a giovin trombone. Senza una via di mezzo, per l'appunto. Colpa di una classifica che langue pigramente al terzo anno di esperienza sulla panchina viola, otto punti in meno rispetto ai due campionati precedenti, con la Fiorentina che rischia di ritrovarsi fuori dai giochi molto prima del previsto. Indicativa la sconfitta incassata in casa nell'ultima domenica, la quarta in appena undici giornate di campionato. E arrivata per mano del Napoli una squadra che, ancora un mese fa soltanto, sembrava allo sbando e che oggi invece si pone con rinnovate ambizioni sulle tracce della coppia formata da Juventus e Roma.

 

Era proprio questo il destino che sognava la Fiorentina a inizio anno, cullando il desiderio per nulla nascosto di sedersi nuovamente almeno al tavolo delle grandi d'Europa, in quella Champions League tenuta troppo lontana la passata stagione e scippata due anni fa dal Milan all'ultima giornata di campionato. Invece nulla, per ora. In uno scenario in cui le prestazioni della squadra vengono apertamente contestate e in cui le parole dei protagonisti direttamente spernacchiate: un viaggio veloce su siti e/o forum dei tifosi è quantomai indicativo, soltanto quello del Torino sono in questo momenti più furenti. Un contesto in cui anche Montella viene messo sul banco degli accusati. L'allenatore che aveva portato la Fiorentina a coniugare i risultati al bel gioco, che tutto il mondo invidiava, che era un piacere vedere in azione per il modo in cui gestiva le scelte sul campo e le parole fuori, ora indossa agli occhi della gente i panni del testardo, di quello innamorato delle proprie convinzioni, al punto di incassare lo sberleffo di Antonio Conte, che in Nazionale convoca Manuel Pasqual. Uno che in maglia viola deve lasciare la titolarità della fascia sinistra al molto meno convincente Marcos Alonso per scelta tecnica.

 

Oppure, peggio ancora, Montella viene inquadrato come l'aziendalista di turno, quello che incassa senza colpo ferire le decisioni della società. Un particolare su cui si passa volentieri sopra quando le cose girano per il verso giusto, ma che si trasforma in un fardello complicato da portare quando i risultati non si manifestano: chiedere all'ultimo Allegri milanista, giusto per intenderci. Il mercato della Fiorentina ha avuto negli ultimi anni ingressi di buon profilo tecnico – con relativo esborso economico -, ma si è anche nutrito della ricerca del colpo a costo zero, delle scommesse da vincere, dei giocatori da rilanciare sul piano fisico oppure sotto il profilo psicologico. Una strategia accettata dall'allenatore e pianificata dalla dirigenza, frutto delle indicazioni della famiglia Della Valle, disposta a tenersi la società dopo le baruffe passate con i tifosi e nonostante i rapporti sempre sul filo del rasoio con l'amministrazione comunale (leggi alla voce: stadio). A patto, però, di ridurre decisamente le spese per il mercato per concentrarsi sulla gestione dell'esistente.

 

[**Video_box_2**]Una scelta con una dose di rischio affascinante, perché sai che quando la vinci passi per genio del calcio. Ma una scelta che diventa controproducente se sei punito dai risultati. E la stagione attuale rischia di passare per quella di Joshua Brillante, misconosciuto centrocampista pescato a Newcastle: non quella inglese, bensì quella australiana... Lì era gloria dei Jets, qui è stato improvvidamente schierato titolare alla prima giornata contro la Roma, per essere tolto dopo mezz'ora per manifesta difficoltà ed essere affidato alla panchina, lasciata solo per qualche minuto contro l'Inter. Una serie di nodi venuti tutti in un sol colpo al pettine: dai continui guai fisici di Gomez e Rossi (a dimostrazione che, almeno su quest'ultimo, Prandelli qualche ragione l'aveva) all'usura di gente come Pizarro e Joaquin, dai limiti di personalità di Ilicic e Cuadrado a quelli tecnici di buona parte della difesa. Una contemporaneità tale da impedire a Montella di saper trasformare le difficoltà in opportunità, come aveva sempre fatto in passato. E che rendono oggi la Fiorentina – e il suo tecnico – delle comparse senza un importante peso specifico negli equilibri del campionato.

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