Catalogna indipendente, ma fuori agenda

Redazione

Referendum separatista simbolico e inutile, tiene banco la corruzione

Domani in Catalogna si apriranno i seggi, presso le municipalità che seguono le indicazioni dei separatisti, per raccogliere i voti sui quesiti referendari giudicati illegali dal Tribunale costituzionale spagnolo, che per questo motivo ha vietato alle istituzioni catalane di gestire il referendum in modo ufficiale. Il Tribunale, su richiesta del governo di Madrid, ha definito illegittima anche questa sorta di consultazione fai da te, priva di efficacia anche perché la partecipazione al voto e i risultati saranno “controllati” solo dai promotori e per giunta in assenza di liste di elettori, sostituite da adesioni volontarie di tipo assai aleatorio. Tuttavia, con ogni probabilità, non ci sarà un intervento della polizia statale per impedire l’effettuazione di questa consultazione, sebbene illegale, per evitare di rendere ancora più incandescente il clima, anche se non è escluso qualche atto di forza da una parte o dall’altra. Il fatto è che la sceneggiata separatista catalana non è più l’elemento critico fondamentale della situazione politica spagnola, perché è stata sostituita da una sorta di emergenza corruzione, alimentata da una vasta ed efficace campagna scandalistica.

 

A questa campagna, peraltro, non si sono sottratti i partiti nazionali, che hanno sfruttato intensamente lo scandalo che ha coinvolto il primo presidente catalano, Jordi Pujol, per via dell’emergere di suoi fondi, depositati nel santuario bancario di Andorra. L’imputazione della Infanta Cristina, sorella del re, per reati fiscali, mostra che nessuno è al riparo da questa ondata di giustizialismo anticorruzione, che rischia di travolgere il sistema politico e istituzionale spagnolo, paradossalmente proprio nel momento in cui il paese iberico sembra aver imboccato la strada per l’uscita dalla crisi (che in termini occupazionali resta però gravissima). Il fatto che la riunione del presidente del governo, Mariano Rajoy, con i governatori delle autonomie e i leader territoriali del Partido popular – che avrebbe dovuto essere dedicata a una rivendicazione comune dell’unità nazionale di fronte ai separatismi – abbia invece ora all’ordine del giorno l’adozione di più severe misure anticorruzione, dà la misura del cambiamento radicale subìto dall’agenda politica e dalle priorità istituzionali in Spagna.

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