Manuel Valls (foto AP)

Il premier Valls e il nuovo socialismo in camicia bianca (basta piagnistei)

Mauro Zanon

Il premier se ne infischia dell’ala giacobina del Partito socialista, che lo accusa di fare una politica di destra.

Parigi. Basta piagnistei, basta totem ideologici, tra la sinistra e le imprese può nascere una bella storia d’amore e chissenefrega se i frondisti rimangono impaludati nelle loro logiche vetero-socialiste. Si adegueranno, perché questo paese va snellito, va riformato. E poi finiamola di autodenigrarci, celebriamola questa Francia che avanza, innova e brilla nel mondo per l’eccellenza delle sue imprese. Esaltiamola e partiamo da essa per guardare al futuro con ottimismo. Il premier francese, Manuel Valls, ama le imprese, lo ha detto in tutte le lingue, e dinanzi a ogni tipo di platea. Se ne infischia dell’ala giacobina del Partito socialista, che lo accusa di fare una politica di destra – lo ha soprannominato perfidamente “Sarkozy formato Leader Price”, cioè a basso costo – e mai e poi mai vorrebbe che la gauche flirtasse con il mondo imprenditoriale.

 

A tre mesi dal celebre discorso del “J’aime l’entreprise” pronunciato all’Università estiva del Medef – la Confindustria francese – lo ha ripetuto due giorni fa, Valls, quanto le imprese siano importanti per raddrizzare le sorti della Francia. In tarda mattinata presso la sede L’Oréal di Clichy-la-Garenne nell’Haut-de-Seine, poi, in serata, in occasione della consegna dei Bfm Awards, volti a ricompensare gli imprenditori francesi che si sono maggiormente distinti nel corso dell’anno. “Invece di denunciare il ‘French bashing’ – l’accanimento contro i francesi di matrice anglosassone, ndr – dobbiamo valorizzare il ‘French celebrating’”, ha dichiarato Valls, riprendendo l’espressione impiegata poco prima del suo intervento dal pdg di L’Oréal, Jean-Paul Agon. “Bisogna parlare positivamente di ciò che va nella buona direzione”, ha continuato il premier francese, affermando che L’Oréal è il simbolo di “una Francia che avanza e vince, che bisogna celebrare e sostenere”. A metà tra Montebourg e la sua ode al “made in France” e Macron e il suo appello di venerdì scorso a una maggiore “self-confidence”, il primo ministro ha inaugurato così ieri l’èra del “French celebrating”. A più riprese aveva manifestato la sua insofferenza per quella tendenza, non solo anglosassone, ma anche propria a certi esponenti politici e intellettuali autoctoni, a denigrare la Francia. Un mese fa si è presentato di fronte ai big della finanza, nel cuore della City, per dire che il suo governo è pro business, e che gli inglesi, nonostante le copertine dell’Economist e i tappeti rossi di Cameron agli esiliati fiscali francesi, sono i benvenuti in Francia. Loro ci avevano creduto poco, ma Valls, la rivincita, se l’è presa pochi giorni dopo, con l’assegnazione del premio nobel per l’Economia a Jean Tirole: “Che beffa per il French bashing!”, aveva twittato entusiasta. Nel discorso a Clichy-la-Garenne, durante il quale ha ribadito la sua fermezza nel voler “lottare contro la tassazione eccessiva”, “ridurre il costo del lavoro”, “semplificare la burocrazia” e “sostenere la ricerca”, è concentrata la linfa del nuovo socialismo in camicia bianca, carismatico e decisionista, radunatosi a Bologna a inizio settembre.

 

[**Video_box_2**]Un discorso che Valls ha ripreso nella sua essenza durante la cerimonia di premiazione dei Bfm Awards, tenutasi in serata nella Salle Pleyel di Parigi. Ospite d’onore e accompagnato dal ministro dell’Economia Emmanuel Macron, il premier francese ha consegnato il Grand Prix al numero uno di Renault, Carlos Ghosn, e al pdg di Free, Xavier Niel, prima di lanciarsi in un elogio della “Francia che avanza e vince”, dinanzi a un nutrito parterre di imprenditori: “Dobbiamo ringraziare queste persone che non attendono tutto dallo stato, che prendono dei rischi e offrono qualcosa a Parigi, alla gioventù e alla Francia, questi imprenditori che non sono sempre lì a lamentarsi e a criticare, ma guardano il futuro con ottimismo ed entusiasmo”.

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