Perché il mercato è (ancora) la risposta migliore per razionalizzare le telecomunicazioni in Europa

Massimiliano Trovato

Risposta al dibattito lanciato dal professor Pogorel sull'urgenza di una concentrazione del settore come priorità per le istituzioni europee: legislatore e regolatore europei dovrebbero preoccuparsi di alimentare un quadro normativo che non ostacoli il consolidamento, ma preservi prima di tutto la concorrenza a ogni livello.

Il professor Gérard Pogorel ha aggiunto la propria voce autorevole a quella di chi da tempo rimarca la necessità di un consolidamento nell'industria europea delle telecomunicazioni, per poter fare "del mercato unico delle telecomunicazioni europeo una vera e propria potenza". Pogorel utilizza molti argomenti condivisibili, ma la lettura del suo articolo non mi risparmia la sensazione familiare che mi assale ogniqualvolta sento parlare di mercato unico: la sensazione, cioè, che l'interlocutore sia interessato più all'aggettivo che non al sostantivo.

 

Consideriamo, per esempio, i regolamenti sul roaming, che lo stesso Pogorel ricorda con favore. Una semplificazione? Senz'altro: oggi il traffico effettuato da un consumatore europeo all'estero, purché in un altro paese dell'Unione, è tariffato secondo un listino (relativamente contenuto e) noto, applicabile in tutti gli stati membri, a prescindere dalle relazioni eventualmente instaurate dagli operatori. Ma che c'entra il mercato con un sistema di prezzi fissati d'imperio dai burocrati sulla base di una vaga valutazione di equità e tale da generare, pur in un andamento generale deflattivo, com'è per eccellenza quello della telefonia mobile, inevitabili aggiustamenti a carico dei consumatori meno nomadi e a beneficio di quelli più avventurosi, come me e il professor Pogorel? "Fatto l'unico, occorre fare il mercato", verrebbe da dire. Né risulta, del resto, che l'intervento reiterato sul roaming abbia agevolato quel consolidamento che alcuni ponevano tra i suoi obiettivi e di cui ancora discutiamo.

 

[**Video_box_2**]E' senz'altro vero che il mercato europeo esibisce economie di scala e di gamma ancora inesplorate: inefficienze in larga parte attribuibili a un regime giuridico inadeguato e disomogeneo. Al riguardo, Pogorel mette in guardia con chiarezza da alcuni scivolosi vincoli ideologici: i nazionalismi industriali, la difesa opportunistica (ma miope) della frammentazione, gli equivoci sull'importanza della concorrenza di prezzo. Tuttavia, questi rischi segnalano delle opzioni di fondo da interpretare con coerenza. Non possiamo condannare i protezionismi dei governi nazionali quando ostacolano operazioni intracomunitarie e avallarli quando ci tutelano dalla calata di asiatici e americani. Non possiamo respingere le opinioni che individuano una relazione tra profitti e capacità d'investimento, salvo poi perseguire un modello di mercato che demandi a pochi giganti lo sviluppo delle infrastrutture. Non possiamo, soprattutto, ignorare il pericolo che il consolidamento europeo passi per una rinnovata dominanza degli incumbent e, persino, per una sostanziale rimonopolizzazione dei mercati nazionali.

 

Per questi motivi, non può essere il consolidamento, in sé considerato, il principale obiettivo della disciplina comunitaria. Viceversa, legislatore e regolatore europei dovrebbero preoccuparsi di alimentare un quadro normativo che non ostacoli il consolidamento, ma preservi prima di tutto la concorrenza a ogni livello. L'uniformità delle regole è fondamentale, ma non è possibile prescindere dalla bontà di quelle regole. Se facciamo il mercato, è plausibile che l'unico seguirà. Se non per la lungimiranza degli operatori, allora per la pressione esterna di aziende come Apple, che, con la Sim montata sui nuovi iPad e brillantemente affrancata dal legame con un operatore determinato, si affaccia minacciosamente nel loro giardinetto. Viceversa, se ci concentreremo sull'armonizzazione delle regole a prescindere dal loro contenuto, rischieremo di rimpiangere il mercato quando sarà troppo tardi.

 

Massimiliano Trovato è Research Fellow all'Istituto Bruno Leoni

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