Valdimir Putin (foto Ap)

La rabbia di Poroshenko

Alle elezioni nel Donbass Putin vuole ripetere il film della Crimea

David Carretta

Stretto l’accordo tra Mosca e Kiev sul gas, ai prezzi voluti dalla Russia. L’ansia europea per l’appeasement. I bombardieri nucleari della Russia volano sui paesi baltici. L’impatto delle sanzioni sull’Ue

Bruxelles. Grazie alla mediazione dell’Unione europea, Russia e Ucraina hanno trovato un accordo per riaprire i rubinetti del gas russo necessario per evitare che la popolazione ucraina – e una parte di quella europea – congeli il prossimo inverno. “Ora non c’è più ragione che la gente in Europa rimanga al freddo”, ha detto il presidente della Commissione, José Manuel Barroso.  Ma il compromesso strappato giovedì sera per tenere acceso il riscaldamento europeo appare come una capitolazione a Mosca. Barroso ha dovuto chiamare più volte il presidente ucraino, Petro Poroshenko, per convincerlo ad accettare. Kiev pagherà subito 1,45 miliardi di dollari di fatture arretrate, saldando gli altri 1,65 miliardi entro la fine dell’anno. Gazprom incasserà in anticipo l’ammontare necessario per i 4 miliardi di metri cubi di cui l’Ucraina ha bisogno fino a marzo. Il prezzo fissato (385 dollari per mille metri cubi) è molto vicino a quello chiesto in origine dai russi. L’amministratore delegato di Gazprom, Alexei Miller, ha preteso un protocollo bilaterale tra Ucraina e Commissione per ottenere garanzie finanziarie europee in caso di mancato pagamento di Kiev.

 

L’Ue spera che l’accordo sul gas, dopo le elezioni per il Parlamento ucraino, apra la strada alla distensione. “E’ un contributo alla de-escalation tra Russia e Ucraina”, ha detto il commissario all’Energia, Günther Oettinger. Ma il presidente russo, Vladimir Putin, sembra già pronto alla prossima mossa per destabilizzare Kiev e gli occidentali: ripetere il film della Crimea nel Donbass.

 

Le province nel sud-est dell’Ucraina in mano ai ribelli separatisti sostenuti dalla Russia andranno al voto domani per eleggere i loro presidenti e parlamenti. “Le elezioni del 2 novembre sul territorio delle Repubbliche popolari secessioniste di Lugansk e Donetsk saranno importanti in termini di legittimazione del potere”, ha detto il ministro degli Esteri russo, Sergei Lavrov. In altre parole, Mosca riconoscerà risultati e governi indipendentisti. Ma l’effetto potrebbe essere controproducente per Mosca, perché lega le mani di chi nell’Unione europea spinge per il graduale ritiro delle sanzioni. Le elezioni nel Donbass “vanno contro la lettera e lo spirito del Protocollo di Minsk”: il loro riconoscimento da parte della Russia “è contro la de-escalation”, ha detto la portavoce dell’Alto rappresentante per la politica estera, Catherine Ashton.

 

[**Video_box_2**]Dopo aver ceduto la Crimea e aver dimenticato l’abbattimento del volo Mh17, l’Ue rischia di perdere anche un terzo dell’Ucraina. Le provocazioni russe nel Donbass e altrove impediscono il ritorno al “business as usual”. Nonostante il cessate il fuoco, giovedì sette soldati ucraini sono morti nei combattimenti nell’est del paese. Un nuovo convoglio “umanitario” russo è entrato in territorio ucraino diretto a Lugansk senza il permesso di Kiev. Il primo ministro della Repubblica popolare di Donetsk, Alexander Zakharchenko, ha detto di essere pronto a “usare la forza” per conquistare la città di Mariupol’ sul mar d’Azov. Mercoledì la Nato ha fatto decollare i suoi caccia per intercettare quattro gruppi di aerei militari russi – tra cui due bombardieri nucleari – che volavano tra mar Baltico, mare del Nord, mar Nero e oceano Atlantico. Secondo l’Alleanza, il livello di attività russa ai confini della Nato è triplicato nel 2014, con numerose violazioni dello spazio aereo, in particolare sul Baltico. Nell’ultimo mese, gli Stati Uniti hanno lanciato tre allerte per cyber-attacchi che, secondo società di sicurezza, provenivano dalla Russia e avevano come obiettivo prendere il controllo di sistemi di gestione di utilities dell’acqua e dell’elettricità.

 

In queste condizioni, i più filorussi dell’Ue sono costretti alla difensiva, mentre l’est europeo invoca già nuove sanzioni contro Mosca. La Francia ha dovuto smentire l’imminente consegna di una nave d’assalto di classe Mistral, nonostante il vicepremier russo Dmitri Rogozin avesse annunciato di aver ricevuto un invito per andare a ritirare la Mistral nei cantieri di Saint-Nazaire il 14 novembre. Le sanzioni fanno male: secondo uno studio della Commissione, l’impatto negativo sulla crescita europea dovrebbe aggirarsi tra lo 0,2 e lo 0,3 per cento quest’anno e il prossimo. L’export tedesco verso la Russia è crollato del 26,3 per cento in agosto. Ma, durante il vertice europeo della scorsa settimana a Bruxelles, Merkel ha preferito stoppare il presidente del Consiglio, Matteo Renzi, quando ha chiesto agli altri leader di edulcorare il testo delle conclusioni sulla Russia per alleggerire il passaggio sulle sanzioni.