Petro Poroshenko sorride durante la conferenza stampa dopo la comunicazione dei primi exit poll (foto AP)

Ricordate il golpe nazista in Ucraina? Non ha superato neanche la soglia di sbarramento

Daniele Raineri

Domenica ci sono state le elezioni parlamentari ma il Settore Destro, il partito più radicale della destra, non ha raggiunto la soglia del 5 per cento.

Roma. Domenica ci sono state le elezioni parlamentari in Ucraina, le prime dopo  i moti di piazza che a febbraio hanno costretto alla fuga il presidente Viktor Yanukovich. La rivoluzione ha dato il via a una guerra civile che si combatte nel sud-est del paese, dove gruppi di separatisti sono furiosi con il nuovo governo di Kiev e ricevono più o meno con discrezione un aiuto militare dalla Russia. Secondo i risultati parziali del voto (contati quando lo spoglio era ancora al sessanta per cento), il Settore Destro, il partito più radicale della destra, non ha raggiunto la soglia di sbarramento del 5 per cento e non ha ottenuto nemmeno la metà dei voti necessari per entrare alla Rada. L’altro partito della destra radicale, Svoboda, ha ottenuto il 6 per cento (circa), e quindi ha subìto una perdita vistosa di voti rispetto alle ultime elezioni nel 2012, quando aveva preso il 10,44 per cento e al potere c’era ancora il presidente Yanukovich. Per giustificare il proprio intervento in Ucraina e l’annessione della Crimea, il governo russo aveva citato nei mesi scorsi il pericolo di un golpe nazista nel paese, che avrebbe portato al potere i partiti dell’ultradestra. I numeri nelle urne non rappresentano con fedeltà i rapporti tra le forze in campo in Ucraina. La destra radicale e nazionalista è forte tra i battaglioni regolari e non che combattono a est contro i filorussi, e questa delusione elettorale potrebbe provocare ansie pericolose tra i loro ranghi, e persino voglia di scorciatoie.

 

La maggioranza dei voti è andata ai due partiti che sostengono con forza le relazioni con l’occidente, quello del presidente Petro Poroshenko e del premier Arseniy Yatseniuk, entrambi sopra il 21 per cento. Secondo il New York Times, il successo di Yatseniuk è più grande di quanto si pensasse, considerato che il primo ministro ha messo assieme il suo partito in un mese soltanto e che – sebbene rispettato dai colleghi in occidente – è un tecnocrate che in campagna elettorale non ha mostrato “la scintilla” del politico. Il Blocco dell’opposizione, che può essere considerato la voce ufficiale degli ucraini filorussi, si è attestato sul dieci per cento.

 

Ventisette dei 450 seggi del Parlamento non sono stati assegnati, perché corrispondono alla Crimea annessa alla Russia (12 seggi) o a zone in guerra vicine al confine orientale dove i separatisti hanno impedito il voto (altri 15 seggi). Rimarranno vuoti, almeno all’inizio.

 

Anton Shekhovtsov è un professore ucraino che lavora in Austria e studia l’estrema destra nel suo paese, in Russia e generalmente in Europa. Ha scritto un’analisi il giorno del voto per capire come hanno fatto Settore destro e Svoboda a deludere così tanto, sebbene i loro militanti fossero in prima linea negli scontri del Maidan soltanto pochi mesi fa. Il fallimento di Svoboda nel mobilitare i suoi simpatizzanti può essere attribuito proprio alla fine di Yanukovich. Il partito era la nemesi dell’ex presidente e nel 2012 aveva ottenuto molti voti proprio per questo motivo: fuggito lui, s’è afflosciato e ora ha perso quasi metà degli elettori. Inoltre, scrive il professore, nel 2012 Svoboda era considerato l’unico partito patriottico, ma ora tutti i partiti democratici sono patriottici, così la destra ha perso il suo “monopolio”.

 

[**Video_box_2**]Shekhovtsov nota che la disfatta della destra estrema è più profonda di quanto non dicano i numeri, perché questa volta al conteggio mancano proprio quelle aree, come la Crimea e gli oblast della regione del Donbass vicini alla Russia, che con il loro voto filorusso o comunista hanno sempre diluito la percentuale della destra. Se avessero potuto votare, la quota di Svoboda e altri apparirebbe ancora più striminzita.

 

Il rischio politico per l’Ucraina  semmai arriva dal populismo, incarnato da Oleh Lyashko, del Partito radicale, che ieri era all’otto per cento. In passato Lyashko ha tentato di portare una mucca dentro la Rada e si è fatto filmare con pistola e fondina mentre organizzava spedizioni di gruppi armati per rapire i leader separatisti e umiliarli davanti a una telecamera. Lo studioso di estreme destre dice che inserirlo in una precisa categoria politica è un compito arduo e si può fare, per ora, soltanto come ipotesi politologica. Ma lui è un rischio, il partito è “pericolosamente anti-establishment” e contiene elementi di destra radicale, anche se non numerosi.

 

Ieri il ministro degli Esteri russo, Sergei Lavrov, ha annunciato che la Russia riconoscerà il nuovo governo ucraino – che la tv di stato continua a definire con disprezzo “la giunta” –  perché “è importante che l’Ucraina abbia delle autorità che affrontino i problemi del paese”.

  • Daniele Raineri
  • Di Genova. Nella redazione del Foglio mi occupo soprattutto delle notizie dall'estero. Sono stato corrispondente dal Cairo e da New York. Ho lavorato in Iraq, Siria e altri paesi. Ho studiato arabo in Yemen. Sono stato giornalista embedded con i soldati americani, con l'esercito iracheno, con i paracadutisti italiani e con i ribelli siriani durante la rivoluzione. Segui la pagina Facebook (https://www.facebook.com/news.danieleraineri/)