Sostenitori pentastellati durante una manifestazione (foto LaPresse)

Amleto a 5 stelle

Redazione

I voti “degli elettori del M5s entrino nell’energia collettiva che serve a gestire questo paese… i Cinque stelle lascino l’Aventino e facciano proposte”, ha detto il dem Scalfarotto, riferendosi all’elezione dei giudici costituzionali e alla promessa di “rinnovare la politica italiana” non mantenuta dal M5s.

I voti “degli elettori del M5s entrino nell’energia collettiva che serve a gestire questo paese… i Cinque stelle lascino l’Aventino e facciano proposte”, ha detto il sottosegretario pd alle Riforme Ivan Scalfarotto, riferendosi all’elezione dei giudici costituzionali e alla promessa di “rinnovare la politica italiana” non mantenuta dal M5s. Ma la discesa eventuale dall’Aventino rischia di evidenziare una disfatta già avvenuta. L’esercito grillino, infatti, appare più scombiccherato che mai (riecco i tanti che vorrebbero “dialogare”, ma come al solito temono di sforare la linea; riecco i tanti che vorrebbero continuare a cantarsela e suonarsela, ma come al solito senza quelli che dicono il contrario). Pare quasi desideroso di farsi raccogliere, l’esercito grillino, a neanche due settimane da quella che doveva essere la festa del rilancio al Circo Massimo e che invece si è rivelata una vetrina di stanchezza per il leader e di scoramento per i suoi, ridottisi a litigare sui quattro attivisti “dissidenti” (anche detti “Occupypalco”) che chiedevano “trasparenza”, sono stati espulsi e ora vengono ospitati semi-clandestinamente nei dibattiti di alcuni meet-up romani come fossero statisti (se ne sono accorti ora, i nuovi dissidenti, che la democrazia dal basso calata dall’empireo vittimista della Casaleggio Associati non era così dal basso, ammesso che abbia senso inseguire il mito dell’“uno vale uno”?).

 

La speranza del “coinvolgimento” del M5s, schiaffeggiata da Beppe Grillo all’indomani delle elezioni del 2013, rimbalza ora sui muri della caserma grillina, dove la teorica forza contrattuale del M5s, derivante dal 25 per cento dei consensi ottenuti un anno e mezzo fa, si è (e non da oggi) ribaltata nell’estrema inconcludenza politica, tattica e strategica, nel vagolare a vuoto tra velleità di partecipazione dei singoli Cinque stelle alla discussione sulle riforme e il lancio collettivo di tutti i possibili piatti nel pianeta “Gaia” di Casaleggio. Sono ricomparse le assemblee su scontrini, parenti, espulsi e ricorrenti progetti di rifondazione del M5s senza Grillo (vabbè). Dove andare, scesi dall’Aventino? Grillo ha mostrato la corda a Roma e a Genova, ma i suoi, da soli, fanno anche di peggio (vedi il deputato Carlo Sibilia, che, sull’attentato a Ottawa, scrive: “… Opera di un pazzo o di qualcuno che ha ritrovato la ragione?”; “solidarietà a chi ha perso la vita”; ma “a chi vanno attribuite le colpe?”.

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