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Attacco a Ottawa

Un secondo soldato ucciso in Canada e spari in Parlamento

Daniele Raineri

Vaste zone della capitale bloccate dalle operazioni della polizia, una pista è la rappresaglia di un volontario islamista.

Roma. Nella giornata di ieri la polizia della capitale federale del Canada, Ottawa, è stata impegnata in una grande operazione per mettere in sicurezza vaste aree della città dichiarate “in lockdown”, vale a dire bloccate, circondate e perquisite alla ricerca di   aggressori armati. Ieri pochi minuti prima delle dieci un uomo con un fucile ha ucciso un soldato di guardia al National war memorial – è il secondo militare canadese a essere ucciso in tre giorni. Lunedì un militante islamista dichiarato ha investito due soldati in libera uscita con la sua automobile e ne ha ucciso uno. Poco dopo l’attacco di ieri mattina sotto il monumento, c’è stato uno scontro a fuoco a poche centinaia di metri dentro il Parlamento, dove la sicurezza interna ha ucciso un intruso armato (un giornalista politico ha ripreso coraggiosamente la scena). Una terza sparatoria in un centro commerciale è stata smentita dalla polizia poche ore dopo. La polizia non ha confermato la presenza di altri uomini armati oltre a quello morto nell’edificio del Parlamento (sui media è circolata una foto dei parlamentari barricati dentro l’aula, con una montagna di sedie messe a bloccare la porta).

 

Non c’è ancora alcuna certezza sul numero degli aggressori e sui motivi dell’attacco – se fossero più di uno sarebbe un’operazione coordinata e farebbe pensare a un attacco islamista. Il Canada fa parte della coalizione che sta facendo la guerra allo Stato islamico e ha mandato in Iraq una sessantina di consiglieri militari e nove aerei – sei bombardieri, uno per i rifonrimenti e due per la sorveglianza. Ieri sui social network i simpatizzanti del gruppo comandato da Abu Bakr al Baghdadi festeggiavano il raid, ma non c’è stata alcuna rivendicazione da parte delle fonti ufficiali del gruppo. Le basi militari in tutto il Canada sono entrate in allarme e hanno bloccato gli ingressi e le uscite, ed è stato inoltre disposto che i militari all’esterno indossino abiti civili per non spiccare come bersagli. Gli attacchi ai soldati in libera uscita sono una tattica già usata in passato – a Londra nel maggio 2013 un militare inglese è stato ucciso in strada, e lo stesso è successo a due soldati francesi nel sud della Francia nel marzo 2011.

 

[**Video_box_2**]Lunedì il canadese che ha investito intenzionalmente due soldati nel Quebec ha attaccato la polizia con un coltello subito dopo, ed è stato ucciso. L’uomo, Martin Couture-Roleau, si faceva chiamare con il nome da convertito, Ahmad, ed era finito su una lista di novanta elementi radicalizzati che la polizia canadese teneva d’occhio, anche perché su Facebook appoggiava apertamente lo Stato islamico. A luglio gli era stato confiscato il passaporto dopo che aveva tentato di imbarcarsi su un aereo per la Turchia, destinazione obbligata per chi vuole entrare in Siria a combattere il jihad. I canadesi che combattono con Abu Bakr al Baghdadi sono circa cinquanta, secondo il vice direttore delle operazioni del Canadian Security Intelligence Service, Jeff Yaworski. L’ultimo contatto di Ahmad Rolueau con la polizia risale al 9 ottobre, la settimana scorsa. L’uomo potrebbe avere agito secondo le indicazioni impartite in un video dal portavoce dello Stato islamico, Abu Mohammed al Adnani al Shami, a settembre, prima dell’inizio della campagna aerea contro lo Stato islamico in Siria. Al Adnani chiede ai simpatizzanti dell’organizzazione di cominciare una campagna di rappresaglia all’interno dei paesi occidentali che fanno parte della coalizione. “Se potete, uccidete un infedele americano o europeo, specialmente uno schifoso francese, o un australiano o un canadese, o un qualsiasi altro infedele tra gli ifedeli che hanno dichiarato guerra, inclusi i cittadini dei paesi che hanno formato una coalizione contro lo Stato islamico”. Adnani raccomanda di uccidere in qualsiasi modo: se non avete una pistola, investitelo con l’automobile.

 

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  • Daniele Raineri
  • Di Genova. Nella redazione del Foglio mi occupo soprattutto delle notizie dall'estero. Sono stato corrispondente dal Cairo e da New York. Ho lavorato in Iraq, Siria e altri paesi. Ho studiato arabo in Yemen. Sono stato giornalista embedded con i soldati americani, con l'esercito iracheno, con i paracadutisti italiani e con i ribelli siriani durante la rivoluzione. Segui la pagina Facebook (https://www.facebook.com/news.danieleraineri/)