Luciano Violante (foto LaPresse)

Fenomenologia di Violante

Redazione

Hanno archiviato, dicevano indiscrezioni, Luciano Violante. Ancorché bersaniano o renziano sul limine, non può essere une mince affaire. La Corte costituzionale perderebbe un candidato con quaranta anni di frequentazione della cosa giuridica.

Hanno archiviato, dicevano indiscrezioni, Luciano Violante. Ancorché bersaniano o renziano sul limine, non può essere une mince affaire. La Corte costituzionale perderebbe un candidato con quaranta anni di frequentazione della cosa giuridica. E’ forte contro di lui la fronda, un po’ melassa girondina e un po’ destra vandeana, che sempre ha diffidato del candidato forte. Non si vede ancora però un nome che si imponga per pensiero e autorevolezza e possa fare il pieno dei voti necessari.
 Violante non è un qualsiasi cattedratico. E’ stato elemento consustanziale a due repubbliche, nella prima si è formato, nella seconda si è imposto. Negli anni Settanta istruì il processo contro Edgardo Sogno per tentativo di colpo di stato, il cosiddetto “golpe bianco”: gli imputati furono assolti, si può dire che nel merito la carriera di Violante cominciò con una toppa, un abbaglio che divenne però l’esempio della capacità della magistratura di colpire il ventre molle della politica. Fu il banco di prova dei numerosi scontri successivi, fino a quello con ben altro osso, il duro dei duri Giulio Andreotti. Per anni Violante ispira indagini e procuratori di rito palermitano, sopravvive al pool di Milano, ai Di Pietro, è lui il Vyshinsky del giustizialismo ex e post comunista.

 

Del comunista torinese ha il rigorismo, ma non gli mancano il senso dell’opportunità e la duttilità dei principi. Quando capisce che la partita è chiusa, che la riscrittura della storia nella aule giudiziarie oltre una certa soglia non può andare e che il suo partito ne ha già tratto il massimo giovamento possibile, apre al dialogo. Gli affari supposti sensibili vengono lasciati alla stampa di complemento e al togato minimo. Lui si reinventa come ponte di collegamento tra il Pd e Berlusconi su tutto ciò che riguarda la giustizia. Il Cav. ne è rassicurato ma non troppo, il Pd lo ascolta ma non troppo. E’ un’ombra di ambiguità, di sospetto che Violante porta sempre con sé. E che questa volta l’ha indebolito, a quanto pare.

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