Megan Fox nei panni di Wonder Woman

Wonder Woman

Annalena Benini

Ha una forza sovrumana, guarisce in fretta, è quasi invulnerabile, più veloce della luce, vola, parla con gli animali, può leggere nel pensiero, ha meravigliosi capelli neri e un corpo perfetto. La super eroina femminista nasce da un ménage molto speciale, due donne al servizio di un uomo.

Wonder Woman ha una forza sovrumana, guarisce in fretta, è quasi invulnerabile, più veloce della luce, vola, parla con gli animali, può leggere nel pensiero, ha meravigliosi capelli neri e un corpo perfetto. Secondo Nathalie Loiseau, direttrice dell’Ena, autrice di un libro intitolato “Choissez tout” (manuale femminista per ragazze ambiziose), il mito di Wonder Woman in costume ha creato un sacco di guai (“voler assomigliare a una superdonna conduce solo allo sfinimento”), ma nel 1941, quando William Moulton Marston, laureato a Harvard, inventore della macchina della verità (Wonder Woman ha un lazo d’oro che avvolge le persone e le costringe a confessare ogni segreto), disegnò questa amazzone pensava proprio alla liberazione femminista, a un mondo governato dalla superiorità femminile.

 

Marston morì non molti anni dopo, ma il successo, la seduzione e il potere evocativo di Wonder Woman, la super eroina più popolare di tutti i tempi, sono rimasti intatti. Era quello l’inizio della rivoluzione: immaginare, nei primi anni Quaranta, una ragazza non bisognosa di essere salvata da grattacieli in fiamme, ma capace di salvare, e di lottare, e di liberarsi dalle catene, aiutata da altre donne, era una cosa nuova, che conteneva un segreto: la vita privata di Marston. Indagata da Jill Lepore, storica (ha vinto un Pulitzer), scrittrice (nello staff del New Yorker) che ha studiato i documenti privati di Marston, il suo ménage familiare, la sua rubrica sulla vita coniugale tradizionale, e ne ha tratto “La storia segreta di Wonder Woman”, che uscirà nei prossimi giorni in America.

 

[**Video_box_2**]Marston visse gran parte della sua vita adulta (costellata anche da fallimenti) in un ménage a trois, con una moglie e un’assistente (entrambe laureate) che furono allo stesso tempo super donne e sottomesse, secondo Jill Lepore. L’assistente, Olive Byrne, era la nipote di Margaret Sanger, femminista radicale, creatrice dell’espressione “birth control”, eugenista, e Marston portò questa ragazza piena di idee rivoluzionarie a casa dalla moglie, e le disse: devi accettarla, oppure me ne vado. Vissero tutti e tre insieme, lui ebbe due figli da una e due dall’altra (ma Olive Byrne accettò di tenere il segreto e si inventò un altro padre per i suoi figli, ovviamente morto, finse di essere una specie di governante, in un sacrificio non proprio femminista). La moglie si tuffò nel lavoro, divenne redattore capo dell’Enciclopedia britannica, mantenne la famiglia mentre l’assistente cresceva i quattro ragazzini a New York, in una casa piena di animali, feste e “amore libero”. Due donne adoranti, che continuarono a vivere insieme dopo la morte di Marston, forse è stato questo il segreto finale dell’ispirazione per una super donna in grado di sopportare tutto, e creare perfino un paradiso femminista.

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  • Annalena Benini
  • Annalena Benini, nata a Ferrara nel 1975, vive a Roma. Giornalista e scrittrice, è al Foglio dal 2001 e scrive di cultura, persone, storie. Dirige Review, la rivista mensile del Foglio. La rubrica di libri Lettere rubate esce ogni sabato, l’inserto Il Figlio esce ogni venerdì ed è anche un podcast. Ha scritto e condotto il programma tivù “Romanzo italiano” per Rai3. Il suo ultimo libro è “I racconti delle donne”. E’ sposata e ha due figli.