Papa Francesco (foto LaPresse)

“C'è il minor danno possibile”

Matteo Matzuzzi

Il fronte conservatore tira un sospiro di sollievo il giorno dopo la conclusione del Sinodo. Anche l’ala più dura, quella che aveva chiesto che i temi più controversi – ostia ai divorziati risposati e questione omosessuale – non fossero neppure messi nell’agenda del confronto assembleare, si dice soddisfatta.

Roma. “Abbiamo limitato i danni”. Il fronte conservatore tira un sospiro di sollievo il giorno dopo la conclusione del Sinodo. Anche l’ala più dura, quella che aveva chiesto che i temi più controversi – ostia ai divorziati risposati e questione omosessuale – non fossero neppure messi nell’agenda del confronto assembleare, si dice moderatamente soddisfatta per l’esito della prima tappa del dibattito sulla famiglia che Francesco ha voluto biennale.

 

Le tesi perorate da Walter Kasper nel concistoro dello scorso febbraio che fece da ouverture al dibattito, dopotutto, entrano nel documento finale in maniera debole, senza aver ottenuto la maggioranza richiesta dei due terzi. E questo nonostante contenessero richiami al catechismo della chiesa cattolica e ai pronunciamenti della congregazione per la Dottrina della fede a guida ratzingeriana. “Benché avessi sperato che una parte più consistente del materiale elaborato nel circolo minore da me moderato fosse incluso nella Relatio Synodi, questa è comunque un significativo miglioramento rispetto al testo della Relatio post disceptationem presentata ai padri una settimana fa”, dice il cardinale Raymond Leo Burke, prefetto della Segnatura apostolica e capofila dello schieramento contrario a ogni apertura ipotizzata da Kasper. Il fatto che i tre paragrafi su comunione ai divorziati risposati, omosessuali e differenza tra comunione spirituale e sacramentale non possano essere considerati “espressione del Sinodo”, segnala che l’onda aperturista ha incontrato ostacoli più alti di quanto gli stessi novatori immaginassero dopo i primi giorni di discussione in generale. Responsabili del ridimensionamento delle tesi riformiste, a giudizio dell’arcivescovo vienense Christoph Schönborn, sarebbero anche i mezzi di comunicazione che “hanno dato l’assalto al Papa”. Dopo la prima settimana di lavori e la lettura della relazione firmata dal cardinale primate d’Ungheria Péter Erdö – ma scritta da mons. Bruno Forte, come ha confermato sabato pomeriggio in Sala stampa vaticana uno dei tre presidenti delegati, il cardinale brasiliano Raymundo Damasceno Assis – il Sinodo sarebbe potuto approdare a qualcosa di ben più negativo per  i contrari a mutamenti nella prassi pastorale. 

 

[**Video_box_2**]Le premesse c’erano tutte, riconosce il cardinale Wilfrid Fox Napier, arcivescovo sudafricano di Durban, tra i più decisi nell’opposizione dentro e fuori l’Aula a ogni mutamento della disciplina attuale sulla morale sessuale. “Abbiamo raggiunto un punto finale, una visione comune”, ha detto a Radio Vaticana, aggiungendo che ciò che la gente si aspettava dal Sinodo era nient’altro che “un forte e deciso aiuto per il matrimonio come condizione di vita”. Soddisfazione per quanto messo nero su bianco nel documento finale, dunque, emendato in gran parte rispetto al testo post disceptationem che Napier nel corso della conferenza stampa ufficiale in Vaticano aveva fatto a pezzi, definendolo “la relazione del cardinale Erdö, non del Sinodo”. Eppure, il solo fatto che i tre paragrafi passati a maggioranza non qualificata siano rimasti, per volontà del Papa, nella Relatio Synodi, segnala che il dibattito è tutt’altro che chiuso. Il terreno su cui si gioca la partita abbandona l’Aula nuova e si sposta nelle diocesi, dove gran voce in capitolo avranno quei pastori lodati da Francesco che stanno a contatto con le ferite del popolo fedele.  Il cardinale Reinhard Marx, arcivescovo di Monaco, sa che il destino del Sinodo si giocherà qui, e non a caso ha ricordato che le questioni rimaste in sospeso, quelle più delicate e controverse che hanno acceso gli animi tra i padri, già da tempo sono in testa all’agenda della chiesa tedesca – furono i vescovi Kasper, Lehmann e Saier a porle all’attenzione di Roma più di vent’anni fa, venendo respinte da Joseph Ratzinger e Giovanni Paolo II – e ora che la discussione è aperta, “ora che le porte sono aperte, mai più si potrà richiuderle”.

  • Matteo Matzuzzi
  • Friulsardo, è nato nel 1986. Laureato in politica internazionale e diplomazia a Padova con tesi su turchi e americani, è stato arbitro di calcio. Al Foglio dal 2011, si occupa di Chiesa, Papi, religioni e libri. Scrittore prediletto: Joseph Roth (ma va bene qualunque cosa relativa alla finis Austriae). È caporedattore dal 2020.