Matteo Renzi e Diego Della Valle (foto LaPresse)

Se telefonando

Renzi-Della Valle, anche l'occhio vuole la sua parte

Marianna Rizzini

L’occhio. Tutta colpa dell’occhio: un capillare rotto, un fastidio persistente, l’impossibilità di prendere l’aereo e un impegno importante che salta all’improvviso. Non è l’uveite (la malattia che affliggeva Silvio Berlusconi). E’ un altro occhio che vuole la sua parte.

Roma. L’occhio. Tutta colpa dell’occhio: un capillare rotto, un fastidio persistente, l’impossibilità di prendere l’aereo e un impegno importante che salta all’improvviso. Non è l’uveite (la malattia che affliggeva Silvio Berlusconi). E’ un altro occhio che vuole la sua parte. E se l’occhio si mette in mezzo tu che fai? Alzi il telefono e ti spieghi. Così Diego Della Valle, imprenditore, patron di Tod’s, l’altroieri ha alzato il telefono e ha chiamato il premier Matteo Renzi, già oggetto di una sua invettiva a “Otto e mezzo”, su La7, due settimane fa (“Renzi è una sòla”) ma anche della retromarcia all’invettiva medesima, lunedì sera a “Piazzapulita”, sempre su La7 (“Renzi? Mi auguro vada avanti”, anche se sarebbe meglio se “resettasse” squadra e “priorità” dei mille giorni). E insomma, visto l’occhio messo un po’ così, Della Valle ha telefonato al premier con cui un tempo passeggiava per le vie di Firenze per dire cortesemente che no, purtroppo non avrebbe potuto partecipare alla cena del comitato Italia-Cina, riunione commercial-politica a margine del vertice Asem di Milano, in cui discutere miliardi di investimenti.

 

Con questo capillare rotto volare non è prudente, ha detto Della Valle a Renzi, ma di sicuro ci vedremo. E i due si vedranno, se è vero che sono apparsi bendisposti, negli ultimi giorni, a svariati “pacieri” che tuttavia non hanno provato a mettere pace più di tanto, sapendo che Renzi e Della Valle, tra loro, “non hanno intermediari”. I due parlavano e quindi si parlano, ricorda spesso in tv un elegiaco mister Tod’s, memore dei giorni in cui con “Matteo”, uno che “voleva riformare l’Italia”, andava allo stadio e discuteva lungo l’Arno (a governo quasi pronto), ammonendo il futuro premier (“era meglio se facevi governare Enrico Letta per accumulare esperienza”). Non era ancora entrato nella fase “delusione”, Della Valle. Ma non è la prima volta che un Della Valle d’un tratto “deluso” esterna e sbotta (e tutti si interrogano sulle conseguenze politiche): nel 2011 ha comprato un’intera pagina sui quotidiani per dire “basta” ai politici “indecenti e irresponsabili”.

 

[**Video_box_2**]Stavolta ha sparato il siluro a voce: “Renzi è in tilt”, “è il diluvio”, “io sono disponibile per dare una mano”, ha detto al cospetto del Giovanni Floris. Scende in campo?, si sono chiesti gli osservatori, pur sapendolo sconsigliato in proposito proprio da Luca Cordero di Montezemolo (anche suo socio in Ntv, un tempo sempre sull’orlo di scendere ma mai sceso in campo). E mentre Renzi rispondeva in modo non aspro (“Della Valle è stato un buon imprenditore: vedremo come farà come politico. Gli auguro successo”), un’ombra si addensava: c’entrerà, con l’invettiva, la tentata ma non riuscita scalata di Della Valle al Corriere della Sera?, si chiedevano i retroscenisti, non dimentichi dell’editoriale in cui Ferruccio de Bortoli, direttore del Corsera, spiegava il perché e il percome del suo scetticismo antirenziano, tirando in ballo anche un certo fumo di “massoneria” nascosto dietro alle alleanze del premier.

 

Quel mancato incontro con i cinesi

 

Il momento è duro, chiarezza sul futuro: pareva essere questo lo slogan televisivo del Della Valle di nuovo sull’orlo di un “basta” urlato da “cittadino” ma pure da uomo della lotta ai vertici di Rcs (la famiglia Agnelli continua a non piacergli, ha detto, perché “tela quando il paese ha bisogno”, e Sergio Marchionne gli pare una “sòla” come Renzi, figurarsi quando se lo vede con Renzi a Detroit). E però da Renzi non è giunta, in queste settimane, l’ombra di un “bah” (“lo lascia dire, poi lo riceverà e tutto rientrerà”, è la profezia di un fiorentino). Fatto sta che Della Valle, anche prima di telefonare, qualcosa aveva fatto capire: bene fa Renzi a organizzare un incontro italo-cinese, aveva detto lunedì.

 

“I due hanno caratteri che impediscono sia l’andare d’accordo a lungo sia il litigare a lungo”, dice un conoscente di entrambi. E infatti Della Valle, ad appena due settimane dall’invettiva, è apparso sempre meno scettico verso Renzi man mano che “Piazzapulita” procedeva: non scende in politica, no, come per un attimo era parso (molti hanno pensato: “Oddio, un altro Montezemolo”). Dice che non gli piacciono i ministri “inesperti” e il Patto del Nazareno, ma alla fin fine rimette spontaneamente i panni di semplice “cittadino visibile” (uno che, Della Valle dixit, parla a nome degli “invisibili”).

 

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  • Marianna Rizzini
  • Marianna Rizzini è nata e cresciuta a Roma, tra il liceo Visconti e l'Università La Sapienza, assorbendo forse i tic di entrambi gli ambienti, ma più del Visconti che della Sapienza. Per fortuna l'hanno spedita per tempo a Milano, anche se poi è tornata indietro. Lavora al Foglio dai primi anni del Millennio e scrive per lo più ritratti di personaggi politici o articoli su sinistre sinistrate, Cinque Stelle e populisti del web, ma può capitare la paginata che non ti aspetti (strani individui, perfetti sconosciuti, storie improbabili, robot, film, cartoni animati). E' nata in una famiglia pazza, ma con il senno di poi neanche tanto. Vive a Trastevere, è mamma di Tea, esce volentieri, non è un asso dei fornelli.