Il presidente francese Francois Hollande (foto AP)

Bonus familiare, la Francia ci ripensa e si piega all'austerità

Redazione

Modificata la storica legge che prevedeva sussidi universali alle famiglie con più figli e che aveva portato il paese a uno dei più alti tassi di natalità in Europa. Il ministro Sapin voleva fare la parte del leone con la Germania e l'Ue ma ora il governo torna sui suoi passi.

La Francia pone fine ai sussidi familiari su base universale, considerati un simbolo del welfare d'Oltralpe. Messa sotto pressione dalle istituzioni europee e dall'austerità ferrea imposta dall'asse Bruxelles-Francoforte, i francesi devono arrendersi. Niente più aiuti economici proporzionali al numero dei figli presenti in ogni nucleo familiare. Da adesso lo stato distribuirà i sussidi in base al reddito. E se per i più rigoristi si tratta di una misura razionale e di buon senso, per i francesi di ogni colore politico l'iniziativa è un insulto. La legge risale a subito dopo la Seconda guerra mondiale e imponeva che lo stato aiutasse le famiglie con più figli. E così è stato, almeno fino a ieri: 129 euro per i genitori con due figli a carico, 295 per quelli con tre, 460 per quelli con quattro e altri 160 per ogni ulteriore figlio. Uno spreco, secondo molti, ma anche una forma di tutela sociale che ha permesso alla Francia di raggiungere un tasso di natalità superiore alla media europea (secondo solo a quello dell'Irlanda).

 

Ora il ministro degli Affari sociali, Marisol Touraine, ha detto basta. I nuovi incentivi dovranno essere calibrati sul reddito e, va da sé,  con un taglio massiccio. Così, se i genitori hanno due figli e guadagnano più di 6 mila euro netti al mese, lo stato contribuirà con 65 euro (la metà di quanto prevedeva finora la legge). Per coloro con un reddito superiore agli 8 mila euro mensili il contributo sarà invece di 32,50 euro. I tagli diventeranno effettivi dal 1° luglio 2015 e permetteranno di risparmiare 700 milioni di euro all'anno. Parigi ha già comunicato all'Europa che ridurrà il deficit di 0,1 punti percentuali (passando dal 4,3 al 4,4 per cento) entro il 2015, con un rientro sotto la soglia del 3 per cento solo entro il 2017.

 

Una provocazione per la Germania e per le istituzioni europee. "Basta austerità", aveva tuonato il ministro delle Finanze Michel Sapin, gelando Angela Merkel. Anche Hollande, fino a poche settimane fa, aveva tranquillizzato tutti, promettendo che i sussidi alle famiglie non sarebbero stati toccati. Ora la marcia indietro del governo ha scatenato l'inevitabile rabbia bipartisan: "Distruggono una delle poche politiche sociali che funzionano con successo, dato che ha portato a un aumento del tasso di natalità", ha detto a Reuters l'ex ministro del Bilancio. E il leader del sindacato Cgt, vicino ai partiti di sinistra, Thierry Lepaon, accusa l'Eliseo di dividere la società, penalizzando i poveri e il loro reale potere di acquisto a vantaggio dei ricchi. Non manca il commento della leder del Fronte nazionale, Marine Le Pen: se proprio avesse potuto scegliere, ha detto, avrebbe preferito tagliare i sussidi agli stranieri piuttosto che ai francesi.