Silvio Berlusconi (foto LaPresse)

Né minorenne, né concussione

Redazione

Le motivazioni della sentenza che hanno assolto il Cav. da un processo moralista e farlocco.

"Non è provato" che Silvio Berlusconi "conoscesse la vera età" di Ruby durante le serate ad Arcore a cui partecipò la ragazza. Questo scrivono i giudici della Corte d'Appello di Milano nelle motivazioni, depositate oggi, della sentenza con cui hanno assolto l'ex premier dalle accuse di concussione e sfruttamento della prostituzione minorile per le quali il 24 giugno 2013 fu condannato in primo grado a 7 anni di carcere, dal Tribunale di Milano, nonché all'interdizione perpetua dai pubblici uffici e al pagamento delle spese processuali.

 

La base accusatoria che aveva portato alla condanna in primo grado verteva infatti solamente su una "astratta nozione di 'logica che presiede il corso delle vicende umane, una congettura non riscontrata da dati fattuali di precisa e univoca concludenza. Se anche ci fosse la sicurezza che Fede era consapevole della minore età, non può comunque trarsi la prova certa di analoga consapevolezza in Berlusconi".

 

[**Video_box_2**]Per quanto riguarda la concussione i giudici sanciscono nelle carte come la telefonata che il Cav. fece il 27 maggio 2010 in questura a Milano per caldeggiare l'affidamento di Karima El Mahroug a Nicole Minetti "accelerò soltanto le pratiche, ma non ebbe l'effetto di costringere i poliziotti a consegnare la minorenne marocchina all'allora consigliera regionale". Secondo i giudici infatti il capo di Gabinetto della Questura di Milano Pietro Oscuni non sarebbe stato costretto in alcun modo da Berlusconi, ma avrebbe solamente "peccato di eccessivo ossequio e precipitazione: secondo quanto riferito credibilmente dallo stesso Ostuni, in un primo momento egli è condizionato - se non addirittura preoccupato - dalle possibili conseguenze della ventilata parentela della giovane con Mubarak".

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