“Dov’è finito il popolo del Family day del 2007?”, si chiede Alfredo Mantovano, curioso di come andrà a finire

Gli spiazzati del family gay

Marianna Rizzini

Sentire parole all’incontrario, uscire col cappotto d’estate, camminare a testa in giù: questo dev’essere l’effetto che fa, a un certo mondo politico cattolico già attonito di fronte al Sinodo, l’idea di un Cav. gentile anfitrione che al suo desco riceve l’ex parlamentare Vladimir Luxuria.

Roma. Sentire parole all’incontrario, uscire col cappotto d’estate, camminare a testa in giù: questo dev’essere l’effetto che fa, a un certo mondo politico cattolico già attonito di fronte al Sinodo da cui escono ogni giorno nuove “aperture”, l’idea di un Silvio Berlusconi gentile anfitrione che al suo desco riceve l’ex parlamentare di area rifondarol-vendoliana-lgbt Vladimir Luxuria – e per parlare di diritti (unioni omosessuali), facendosi pure il selfie sorridente in cui appaiono lui (B.), lei (la fidanzata Francesca Pascale), il cane (Dudù) e Vladimir Luxuria, appunto. “E’ come il mondo capovolto”, dice al Foglio Alfredo Mantovano, uomo cattolico ed ex sottosegretario all’Interno nell’ultimo governo Berlusconi, ora rientrato in magistratura e autore, sul settimanale Tempi, di un articolo in cui si interroga, in generale, su quella che considera “un’aggressione di velocità e intensità mai conosciute” ai “fondamenti naturali della famiglia, tra divorzio privatizzato, con termini ridottissimi di realizzazione, paramatrimonio fra persone dello stesso sesso, fecondazione eterologa, doppio cognome, fisco che prescinde dai carichi familiari: il tutto nella direzione opposta a quella che sarebbe necessaria per tornare a riempire i passeggini”. Dov’è finito il popolo del Family day del 2007?, si chiede Mantovano, comunque “curioso”, di fronte all’asse Luxuria-B., di capire “come andrà a finire”, visto che, “nonostante tutto, esiste ancora un corpo sociale che quando parla di famiglia non usa soltanto parole prive di contenuto o di riferimenti ad alcuni principi”. Ma, dice, “oggi non si capisce chi e con quale impostazione si ritenga, nel quadro politico, interprete di questa sensibilità comune”.

 

In mancanza “dell’esercito del Family day”, gli organizzatori dell’allora Family day, ex sottosegretario al Welfare Eugenia Roccella in testa, vedono nel vertice tra B. e Luxuria un “sovvertimento di simbologia”. Perché non soltanto c’è stato un giorno in cui l’ex portavoce azzurra Elisabetta Gardini si scontrava con Luxuria attorno alla questione “uso dei bagni femminili della Camera”, ma anche un giorno non lontano in cui lo stesso Cav. (o ex Cav., come lo chiamano i nemici) era considerato “l’Unto del Signore”, per dirla con don Gianni Baget Bozzo, al quale Unto monsignor Rino Fisichella “contestualizzava” pure una barzelletta con bestemmia (motivo per cui si era molto risentita Rosy Bindi, anche oggetto del poco galante motteggio). A quei tempi non preistorici, l’allora presidente del Consiglio (sempre lui, B.), riceveva da Maurizio Lupi e Roberto Formigoni parole di comprensione sul tema “bunga-bunga” (“il peccato è un fatto personale”, dicevano i due esponenti di Cl, subito accusati di “giustificazionismo” dai nemici delll’allora Cavaliere). E insomma B., pur non particolarmente dedito, allora, come dice Mantovano, “all’approfondimento tematico dei temi etici”, saliva sul palco del Family day dicendo che “non conveniva” fare “un matrimonio di serie B”, ritenendolo “non necessario” perché “contro la tradizione e la Costituzione”. E issava bandiere pro-famiglia tradizionale, il Cav., con l’ex sindacalista Savino Pezzotta in guerra contro la legge sui Dico, e con Pier Ferdinando Casini e Gianfranco Fini (per l’occasione non litiganti al di sopra delle schiere di attivisti con finte torte nuziali sormontate dai pupazzetti di Barbie e Ken, tra palloncini e preti e suore e inni a Povia, quello della poco sopportabile canzone “I bambini fanno oh”).

 

[**Video_box_2**]Ma oggi che il Cav. pare “arcobaleno” come la bandiera dei diritti, Eugenia Roccella trova sorprendente “che Luxuria abbia addirittura lanciato un messaggio politico dopo la cena ad Arcore, come prefigurando un Berlusconi a favore della partnership alla tedesca”. E per Roccella è “un gigantesco equivoco”, quello, ché la civil partnership alla tedesca, dice, “è un simil-matrimonio con possibilità di adozione”, ma pure “un chiaro messaggio: Berlusconi è un comunicatore, non avrebbe fatto passare questa linea se non avesse voluto”. E nel mondo che con l’“Unto del Signore” condivise il lato dello schieramento parlamentare se non proprio l’intima convinzione  (qualcuno ora si chiede: “Ma non è che Berlusconi l’ha sempre pensata come oggi?”), ci si interroga sul “perché” del beau geste a favore di Luxuria: “Sta virando a sinistra”, dice Roccella, che ci vede una mossa “tutta tattica”, convinta com’è che “nel profondo, Berlusconi sia legato alla tradizione italiana in tema di famiglia”. Di più: l’ex sottosegretario ci vede un Berlusconi “che rimpiange di aver fatto saltare Enrico Letta”, un B. che “vuole privilegiare il rapporto con Renzi, affossare Alfano e scalzare Ncd, e che per questo cerca maggioranze variabili”. Non si tratta di un calcolo “per un eventuale futuro consenso elettorale”, dice Roccella, convinta che B. sappia “benissimo che il suo elettorato tradizionale non è d’accordo con questa svolta e che si aprirebbero praterie per Ncd e Fratelli D’Italia”.

 

Il coordinatore di Ncd ed ex ministro delle Riforme nel governo Letta, Gaetano Quagliariello, in tempi non lontani nel cerchio stretto del Cavaliere da Family Day, osserva la scena e dice: “Ecco che cosa succede quando una formazione politica, rovesciati i suoi paradigmi, si lascia dominare dal relativismo”. Sta parlando di Forza Italia, Quagliariello, ma, dice, “il discorso è più generale: è evidente che i partiti ideologici sono finiti, e che i partiti oggi rispondono a contingenze, all’impulso che viene dal leader. Ma basta, questo? Oppure c’è un nucleo duro di princìpi, alla base della nostra comunità, che deve resistere allo spirito del tempo?”. Sia come sia, iperbole per iperbole, ieri Eugenia Roccella si chiedeva se per caso Luxuria “non fosse la nuova portavoce di Forza italia”.

  • Marianna Rizzini
  • Marianna Rizzini è nata e cresciuta a Roma, tra il liceo Visconti e l'Università La Sapienza, assorbendo forse i tic di entrambi gli ambienti, ma più del Visconti che della Sapienza. Per fortuna l'hanno spedita per tempo a Milano, anche se poi è tornata indietro. Lavora al Foglio dai primi anni del Millennio e scrive per lo più ritratti di personaggi politici o articoli su sinistre sinistrate, Cinque Stelle e populisti del web, ma può capitare la paginata che non ti aspetti (strani individui, perfetti sconosciuti, storie improbabili, robot, film, cartoni animati). E' nata in una famiglia pazza, ma con il senno di poi neanche tanto. Vive a Trastevere, è mamma di Tea, esce volentieri, non è un asso dei fornelli.