Sabato 11 ottobre, la Polonia invade la Germania (foto Ap)

Ridateci il campionato, please

Jack O'Malley

Le qualificazioni a Euro 2016 sono sopravvalutate come Thohir, Lukaku e l’ebola e reggere un weekend senza Premier League e non deprimersi è molto più difficile che reggere un paio di bottiglie di brandy senza fare apprezzamenti sulla Liga spagnola.

Londra. Reggere un weekend senza Premier League e non deprimersi è molto più difficile che reggere un paio di bottiglie di brandy senza fare apprezzamenti sulla Liga spagnola, ma poiché per il trastullo di Monsieur Michel “Smilzo” Platini le nostre Nazionali sono costrette a giocare circa centoquaranta partite per qualificarsi a un Europeo che avrà più partecipanti dei presenti al comizio di Grillo al Circo Massimo, sono stato ligio e ho guardato un numero di partite sufficiente a farmi riconciliare con il calcio. Devo confessare di avere goduto non poco a vedere la Germania soccombere sotto i colpi della Polonia, roba da mangiare pierogi per i prossimi cento anni. Il 2-0 a Varsavia ha del miracoloso, la vittoria polacca contribuisce a riscrivere per l’ennesima volta il manuale dei luoghi comuni, a partire dall’assunto secondo il quale il calcio è uno sport che si gioca undici contro undici e alla fine vincono i tedeschi. Per fortuna qualche certezza ancora resiste: la Nazionale inglese allenata da Roy Hodgson fa discretamente cagare, tende a superare le qualificazioni per poi crollare quando le cose si fanno serie. Staremo a vedere, per fortuna da sabato si torna a respirare bel calcio: si comincia con Manchester City-Tottenham e si finisce lunedì sera con West Bromwich-Manchester United. Vado subito a controllare le riserve di brandy.

 

Riempitivi. Noto con raccapriccio che la pausa nel campionato non intristisce soltanto me, ma anche parecchi giornalisti sportivi italiani, che in questi giorni cercano di dare un senso a troppe pagine cartacee e web da riempire: si sprecano le interviste alle vecchie glorie bollite, si moltiplicano gli articoli sul mercato che verrà (è il momento migliore, questo, si possono sparare tutte le cazzate possibili, tanto a gennaio chi se lo ricorda?), si tenta persino di sostenere che le qualificazioni a Euro 2016 siano interessanti. Le migliori sono le interviste improbabili in cui si fanno dire ai giocatori frasi talmente generiche da poter essere girate come si vuole. Un esempio? Lukaku: “Tentato dalla Juve, ma sarei stato uno dei tanti”. Ma il top si raggiunge con i virgolettati di semi sconosciuti giocatori di altri campionati che dicono banalità tipo: “Se una squadra di serie A mi chiamasse sarei pronto”, perfette per essere usate alla bisogna con qualsiasi formazione: “Se il/la Milan / Juventus / Inter / Roma / Torino / Verona / Juve Stabia mi chiamasse sarei pronto”. Coraggio, e chiappe strette: manca poco.

 

La morte nera. La Caf, la confederazione del calcio africano, è probabilmente l’unica espressione ragionevole della burocrazia calcistica globale. Di fronte alla psicosi da ebola alimentata da statistiche piegate con il solo scopo di terrorizzare, la Caf non si è fatta trascinare nel vortice dell’apocalisse e ha fermamente respinto la richiesta del Marocco di posticipare di qualche settimana la Coppa d’Africa. Se ne discuterà più diffusamente il 4 novembre nelle sedi opportune, ma intanto la Federazione ha già messo in chiaro la volontà di non farsi intimidire da un’epidemia certamente grave ma che per il momento non giustifica il terrorismo psicologico che si sta praticando in modo agonistico sui media. I poveri giocatori della Sierra Leone sono isolati nell’albergo del ritiro in Camerun, i tifosi avversari cantano “ebola, ebola!” al loro passaggio, la gente gira alla larga, vengono trattati come rifiuti tossici da smaltire immediatamente, ed è un sollievo che la Federazione non voglia alimentare questo clima di sovraeccitazione opponendo un po’ di sana freddezza.

 

Fallo da dietro. Nel frattempo consiglio di non ingannare il tempo guardando la web serie di Repubblica.it “Sesso e calcio”. Mi ci sono imbattuto ieri per caso, ed è stato peggio di una sconfitta nel derby contro lo Sheffield Wednesday. Nei brevi sketch due ragazze che di mestiere non fanno sicuramente le attrici professioniste mettono in scena imbarazzanti gag sulle donne che non capiscono il calcio, basandosi su luoghi comuni dei tempi in cui George Best era ancora sobrio: battute sul ruolo del libero, sentenze su ventidue ragazzi in mutande che corrono dietro a un pallone, un’intera puntata per spiegare che il campionato non si gioca più soltanto di domenica, ma adesso c’è persino l’anticipo del sabato sera. Roba freschissima, insomma. Se non fosse che è su Repubblica, verrebbe il sospetto che dietro all’originale progetto online ci sia il visionario Beppe Severgnini.

 

Sabine Jemeljanova, fidanzata del dimenticabile attaccante norvegese John Carew, ha approfittato della pausa dei campionati per mettere in ordine casa e pulire il suo specchio

 

Declino dall’oriente. Sandro Mazzola è attanagliato da un dubbio su Thohir: “Temo che non voglia spendere”. Apperò che osservazione, pensa il tifoso interista, mentre si sorbisce sul sito della sua squadra chiacchierate su Twitter con Danilo D’Ambrosio sotto l’hashtag #askdambrosio, simbolo finale della decadenza del calcio italiano e forse dell’occidente intero. Ma viste le responsabilità del magnate indonesiano nell’orrore interista viene il sospetto che nemmeno l’oriente se la passi troppo bene. A confermare la tesi arriva nientemeno che il dimenticabile Hidetoshi Nakata con una frase che è bene leggere ad alta voce soltanto dopo aver messo a letto i bambini: “La Serie A è meglio della Premier League”. Ha condito il tutto da una serie imbarazzante di banalità (“L’Italia è rimasta la mia seconda casa, amo il popolo italiano, il cibo, la moda, le città, la storia”) e ha concluso con un ineffabile “se tornassi indietro ci tornerei”. Pare che nel fuori onda abbia detto anche che Venezia è una bellissima città ma non ci vivrebbe mai, e che Nagatomo sulla fascia destra è meglio di Cristiano Ronaldo.

 

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