Malala (foto Ap)

La Malala educación

Redazione

L’islam moderato è talmente raro che l’occidente lo premia col Nobel. La paura, il dolore, la ferocia nemica, i successi e l’orgogliosa resistenza di Malala: uno dei racconti più belli del nostro tempo. E’ la dimostrazione che l’islam moderato esiste, ma è talmente raro che l’occidente lo premia con il Nobel per la Pace.

La paura, il dolore, la ferocia nemica, i successi e l’orgogliosa resistenza di Malala: uno dei racconti più belli del nostro tempo. E’ la dimostrazione che l’islam moderato esiste, ma è talmente raro che l’occidente lo premia con il Nobel per la Pace. Malala lo meritava più di Tawakkul Karman, la donna simbolo della cosiddetta “primavera araba” premiata nel 2011. C’erano tanti candidati degni come Malala: il medico cubano Elías Biscet, i dissidenti iraniani che hanno cercato di abbattere la teocrazia nucleare, l’opposizione dello Zimbabwe che ha cercato di rovesciare il satrapo Mugabe, il prete vietnamita Nguyen Van Ly, gli esuli nordcoreani che cercano di riportare la luce nel paese più oscuro del mondo.

 

I talebani volevano morta Malala perché vuole istruire le bambine. Premiare Malala significa premiare le donne afghane uccise dagli studenti di Allah. Una di loro aveva fondato a Kabul una scuola di musica che non ha nome né insegne, per il timore di attentati e dell’acido solforico che gli islamisti gettano in faccia alle ragazze che osano andare a scuola. Un’altra donna faceva lezione in edifici di fortuna, con muri di argilla, paglia e sterco, niente vetri, luce, riscaldamento. La poliziotta Malalai Kakar pattugliava le strade di Kabul. La regola numero ventiquattro del Mullah Omar identifica uno dei principali nemici del jihad proprio nell’insegnamento: “I musulmani devono studiare in moschea”. Malala aveva sfidato questa fatwa. Mentre tante donne musulmane inglesi partono alla volta di Raqqa e Mosul per tagliare teste, un’altra ragazza islamica col velo si è presa una pallottola in testa dagli amici dell’Is. Non è poco. Malala viene dopo Ayaan Hirsi Ali, la prima donna islamica che si è schierata contro il fanatismo maomettano. Malala viene dopo Neda, la ragazzina iraniana assassinata dai pasdaran durante l’Onda verde.

 

[**Video_box_2**]Malala viene dopo Aisha, la ragazza a cui i Talebani hanno tagliato le orecchie e il naso e che finì in una copertina di Time. Malala è le donne curde che in questi giorni stanno resistendo come leonesse ai carnefici dello Stato islamico. Speriamo solo che, dopo averle comminato il Nobel, l’opinione pubblica non ricatti anche Malala. Niente uscite contro la guerra in Afghanistan. Niente irenismi del tipo “i talebani non sono il vero islam”. Niente interviste a Repubblica per spiegare che “il terrorismo si batte con la cultura” (giusto, basta avere anche i fucili). Se far studiare o meno le bambine afghane e pachistane, se rispettare i diritti naturali e positivi delle donne islamiche, è questa la differenza fra “noi” e “loro” e la superiorità dell’occidente sull’islam. Fra un ordine millenarista fondato sulla sharia e uno incentrato sui diritti della persona. Per questo siamo andati e morti in Afghanistan.

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