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Soffia il vento Giovanneo

Matteo Matzuzzi

Al Sinodo irrompono misericordia e unioni civili, si citano Roncalli e Concilio. Per il teologo di Francesco “la dottrina si può approfondire e sviluppare, non è chiusa”. Senza paura che Müller “vi salti addosso”.

Roma. Lo spirito soffia, e soffia forte in direzione della salvezza misericordiosa del naufrago andato incontro al fallimento matrimoniale. Nell’Aula nuova del Sinodo ieri si è iniziato a squadernare il cuore del problema: si discute delle situazioni difficili, dai matrimoni misti ai divorziati risposati, fino alla riflessione “sul riconoscimento civile delle unioni tra persone dello stesso sesso”. Anche ieri gli interventi sono stati una settantina. Qualche padre sinodale, citando passi del Gaudet Mater Ecclesia con cui Giovanni XXIII aprì il Concilio, ricorda che “la Sposa di Cristo preferisce usare la medicina della misericordia invece di imbracciare le armi del rigore”.

 

[**Video_box_2**]Il clima è roncalliano al punto che, come cinquant’anni fa, l’Osservatore Romano parla dell’evento di queste settimane solo a pagina 7, in una breve notarella che dà conto di chi ha preso la parola e dei temi trattati. Ma la rotta verso cui tende la chiesa di Francesco appare delineata, e lo ha fatto capire bene mons. Víctor Manuel Fernández, primo vescovo nominato da Bergoglio, rettore della Pontificia Università cattolica d’Argentina, teologo assai vicino al Pontefice regnante. E’ lui che nel briefing quotidiano in Sala stampa spiega come il dibattito su inscindibilità di dottrina e pastorale sia ormai superato, che l’esigenza è quella di “parlare delle realtà concrete con cui hanno a che fare le persone”. Nessuno, spiega, vuole indebolire il vincolo matrimoniale, che rimane indissolubile perché così l’ha voluto Gesù Cristo. Però, una buona parte dei padri sinodali “chiede realismo, anche a costo di sporcarsi”. Avvicinare i lontani, i sofferenti, adeguarsi alle mutate condizioni, ai tempi che cambiano. Perfino il cardinale Elio Sgreccia, già presidente dell’Accademia per la Vita, considerato uno degli allineati al fronte anti kasperiano, ha spiegato nel suo intervento che è venuto il momento di “trovare parole efficaci per comunicare in modo più comprensibile all’uomo di oggi l’ordine della creazione”. La dottrina non doveva essere sul tavolo della discussione, ma alla fine se ne è parlato abbondantemente. Dopotutto, ha chiarito il teologo Fernández, “la dottrina si può approfondire e sviluppare, mica è chiusa”. E di questo si parla liberamente, perché così vuole il Papa, “senza paura che il cardinale prefetto custode della fede, Gerhard Müller, vi salti addosso”, ha detto Francesco ai padri riuniti. E così è stato, all’insegna della parresìa invocata da Francesco. In aula si respira “un bel clima”, ha detto il cardinale brasiliano João Braz de Aviz, prefetto dei Religiosi, felice per il cambiamento di metodo inaugurato con questo Sinodo: “Negli altri c’era troppa dottrina”, ha detto prima di andare a pranzo e fare una pausa per il “breve sonnellino”.

 

Proprio uno dei cavalli di battaglia di Müller – intervenuto martedì sera nell’ora riservata alla discussione libera – e dei contrari alle tesi di Kasper, e cioè che la misericordia aiuta a non sviarsi dalla verità, inizia a mostrare cedimenti. In assemblea si cercano ormai le strade per coniugare verità e misericordia, e ai dubbiosi viene ricordato che la soluzione c’è già ed è a portata di mano: basta riprendere in mano gli schemi conciliari usati per mettere insieme la verità con la libertà religiosa. E anche allora, si ricorda, c’erano vescovi cocciuti che dicevano che tutto ciò era impossibile. Fernández definisce il matrimonio un “bellissimo ideale”, ma poi alla teoria bisogna far seguire la pratica, e quindi si deve posare lo sguardo “sulle situazioni concrete della gente che quell’ideale non riesce a raggiungerlo”. Perdono e riconciliazione sono parole scandite in più di un intervento. Anche i vescovi africani, battaglieri e tra i più attivi nel dibattito, sottolineano la necessità di aggiornare la pastorale alle situazioni contemporanee.

 

Sui divorziati risposati, il fatto è che “oggi sembra che la legge si contrapponga al bene della persona. In realtà – spiega la Nota vaticana – la verità del legame coniugale e della sua stabilità è inscritta nella persona stessa, quindi non si tratta di contrapporre legge e persona, ma di comprendere come aiutare a non tradire la propria verità”. Il cardinale Raymond Leo Burke, schierato sul fronte opposto a quello novatore, promette ancora battaglia: “Io tengo duro”, dice. Così come il cardinale George Pell: “Ci piacerebbe pensare che Gesù sia stato morbido sul divorzio, ma non lo è stato. E io sto con lui”. Intanto, il presidente delegato della congregazione serale, spiega che “lungi dal chiuderci in uno sguardo legalista”, la volontà è quella di calarsi “nel profondo di queste situazioni difficili, per far sì che la chiesa sia la casa paterna dove c’è posto per ciascuno con la sua vita faticosa”.

  • Matteo Matzuzzi
  • Friulsardo, è nato nel 1986. Laureato in politica internazionale e diplomazia a Padova con tesi su turchi e americani, è stato arbitro di calcio. Al Foglio dal 2011, si occupa di Chiesa, Papi, religioni e libri. Scrittore prediletto: Joseph Roth (ma va bene qualunque cosa relativa alla finis Austriae). È caporedattore dal 2020.