Un addetto alla disinfestazione dell'appartamento di Thomas Eric Duncan (foto LaPresse)

L'ebola si vince in Africa

Redazione

Thomas Eric Duncan, il paziente di Dallas cui è stato diagnosticato il primo caso di ebola fuori dall’Africa, è morto mercoledì in ospedale. Aveva contratto il virus in Liberia dopo aver aiutato a trasportare una malata, ma aveva sentito i primi sintomi dopo essere arrivato in America alla fine di settembre.

Thomas Eric Duncan, il paziente di Dallas cui è stato diagnosticato il primo caso di ebola fuori dall’Africa, è morto mercoledì in ospedale. Aveva contratto il virus in Liberia dopo aver aiutato a trasportare una malata, ma aveva sentito i primi sintomi dopo essere arrivato in America alla fine di settembre e lo stesso giorno nuovi controlli agli aeroporti sono stati annunciati. Teresa Romero Ramos, l’infermiera spagnola che è stata la prima a subìre il contagio fuori dai luoghi di origine del virus, è in isolamento all’ospedale Carlos III di Madrid, mentre il governo affronta le polemiche su come il contagio sia potuto avvenire. Il virus ebola è arrivato in occidente, e nuovi casi saranno inevitabili, dice l’Organizzazione mondiale della sanità, almeno finché non si bloccherà il focolaio in Africa occidentale, che però anziché ridursi aumenta. I reportage che arrivano dall’Africa fanno disperare sulla possibilità che i governi africani siano in grado di gestire l’epidemia. I racconti sono spaventosi, ci sono pazienti lasciati a morire nella stessa stanza di pazienti sani, infermiere che ripuliscono sostanze contagiose a mani nude, famiglie che nascondono i cadaveri dei defunti. Finora l’infezione è rimasta limitata a zone rurali e ad alcune aree cittadine, ma una delle paure degli scienziati è che il virus arrivi nelle megalopoli africane, si diffonda tra le baraccopoli e diventi una pandemia incontrollabile.

 

La prima città candidata per il disastro è Lagos, in Nigeria, gigantesca e affollatissima. A Lagos il “paziente zero” è arrivato in aereo il 20 luglio, e tutto sembrava pronto per la catastrofe perfetta. Ma in Nigeria ebola non si è diffuso. Dalla fine di agosto non ci sono nuovi casi, e dei 19 riscontrati 12 sono in fase di recupero. Il governo ha rintracciato una per una le 281 persone con cui il primo infetto era entrato in contatto, ha isolato i sospetti malati, ha messo in atto una campagna pubblica gigantesca, ha convinto la gente a fidarsi e a segnalare alle autorità possibili nuovi casi. Ha seguito i protocolli, insomma, ma è la prima volta in Africa. I pazienti contagiati da ebola sono 3.866, un numero relativamente ridotto, ma il fatto che uno di loro sia morto a Dallas, mentre riceveva le migliori cure, mostra che il virus è insidioso. Va fermato in Africa, il caso della Nigeria ci dice che è possibile.

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