Angela Merkel (foto LaPresse)

Industria giù, cattivi presagi a Berlino

Redazione

Merkel al bivio. Tra totem dell’austerità e urgenza di investire

Non è recessione, ma poco ci manca. In agosto la produzione industriale tedesca ha registrato un calo del 4 per cento, il dato peggiore dal 2009. Vanno ancor peggio gli ordinativi alle industrie (meno 5,7 per cento), né si può scaricare più di tanto la colpa sulla crisi ucraina: il calo delle commesse di Cina e Brasile sta a sottolineare i limiti di un modello di sviluppo trainato dall’export. Una volta tanto a soffrire è la locomotiva d’Europa, così prodiga di consigli per tutti. Magra consolazione, visto che buona parte del made in Italy è legato a doppio filo alla buona salute dei gruppi d’oltre Reno. Ma anche un’arma in più nelle mani del presidente della Banca centrale europea Mario Draghi: di fronte ai pessimi numeri della congiuntura, sarà difficile per i falchi rigoristi sostenere che gli acquisti di titoli sul mercato per stimolare l’economia sono un assalto ai risparmi dei tedeschi a favore degli incorreggibili italiani.

 

Inoltre, assume ben altra urgenza il richiamo del Fondo monetario internazionale: la Germania, fanalino di coda nelle infrastrutture, può e deve tornare a spendere per “sostenere l’accelerazione della domanda” giacché è proprio la bassa domanda domestica a motivare la revisione al ribasso delle prospettive di crescita tedesche. La cancelliera Angela Merkel è al bivio: imprenditori e organizzazioni internazionali invocano una svolta espansiva; la destra, preoccupata dalla crescita degli euroscettici di Afd, fa quadrato attorno al totem dell’austerità. La quadratura del cerchio? Volkswagen farà massicci investimenti in robot di nuova generazione, in grado di sostituire manodopera straniera di basso livello. Meglio i robot dei parenti dell’Eurozona.

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