Il ministro delle Riforme e del'Attuazione del Programma, Maria Elena Boschi (foto LaPresse)

Renzi non cede alle minacce di Camusso e minoranze Pd e chiede la fiducia per il Jobs act

Redazione

Renzi domani concederà un'ora al dibattito con i sindacati. Il segretario della Cgil insiste: "Non c'è stato ancora accenno di dialogo sociale. Questa modalità si era vista in Europa una sola volta, con madame Thatcher".

Il Consiglio dei ministri, si apprende da fonti governative, ha autorizzato il ministro delle Riforme e del'Attuazione del Programma, Maria Elena Boschi, a porre la fiducia sulla legge delega del Jobs Act. Matteo Renzi non cede alle minacce delle minoranze del Pd e dei sindacati e prosegue sull'iter delle riforme messe in programma.

 

Un'ora di incontro, dalle 8 alle 9 di domani, questa la concessione di Matteo Renzi al dialogo con i sindacati sul Jobs act. "Siamo a metà del semestre europeo a guida italiana e non c'è stato ancora accenno di dialogo sociale da parte del presidente del Consiglio. Questa modalità si era vista in Europa una sola volta, con madame Thatcher", sottolinea Susanna Camusso assicurando battaglia qualora le proposte della Cgil non venissero prese in considerazione: "Il sindacato italiano è sempre pronto al confronto ma anche al conflitto, necessario per contrastare le politiche non condivise".

 

I sindacati infatti hanno "confermato e rafforzato" la manifestazione del 25 ottobre. "Vorrei ricordare - ha aggiunto il segretario generale della Cgil - che se domani si conclude sul jobs act, si conclude in un ramo del Parlamento e non sara' il voto esclusivamente del Parlamento a fermare iniziative contro scelte considerate sbagliate".

 

 

Se il presidente del Consiglio proverà ad andare spedito sulla sua strada, come confermato oggi sulla sua eNews, dovrà però guardarsi anche dalle minoranze interne al suo partito, pronte a boicottare il piano di cambiamento del governo: "Se la delega resta in bianco è invotabile e con la fiducia conseguenze politiche", twitta l'ex viceministro dell'Economia del governo Letta, Stefano Fassina.