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Eterologa, falsa partenza

Redazione

Le trionfali promesse di “partire subito con l’eterologa”, nelle quali si sono distinti in modo bipartisan governatori di regione come il toscano Enrico Rossi e il veneto Luca Zaia, fanno ora i conti con la realtà.

Le trionfali promesse di “partire subito con l’eterologa”, nelle quali si sono distinti in modo bipartisan governatori di regione come il toscano Enrico Rossi e il veneto Luca Zaia, fanno ora i conti con la realtà. Che non è più la vituperata legge 40, ma il fatto che i donatori di gameti (liquido seminale e ovociti) semplicemente non ci sono. Non ci sono nemmeno regole – necessariamente nazionali – per approntare le banche di gameti in sicurezza, garantendo tracciabilità e, nel caso di acquisto all’estero, le condizioni in cui questo deve avvenire, i costi e la verifica della “qualità” del materiale importato. Non era difficile prevederlo, ma c’è chi ha preferito la politica degli annunci e delle lacunose linee guida regionali a quella della responsabilità. E mentre anche un’osservatrice laica come Daniela Minerva, nel suo blog sull’Espresso, dice che ha ragione il governatore lombardo, Roberto Maroni, a prevedere l’eterologa a pagamento – se esistono risorse, scrive la giornalista, vanno investite nel favorire  “tre milioni e mezzo di ragazzi che lavorano con contratti a tempo determinato che non prevedono congedi retribuiti di maternità né di paternità” – assistiamo a un bel paradosso.

 

Prima il passaggio parlamentare delle regole sull’eterologa è stato escluso, perché sospettato di voler rimandare a chissà quando l’attuazione della pratica. E ora il Parlamento è accusato di latitanza dagli stessi sostenitori della tesi delle linee regionali sufficienti a procedere subito (e naturalmente non è così). Il Corriere del Veneto raccontava ieri che nei centri accreditati per l’eterologa (solo dieci su trentasei hanno avuto le autorizzazioni necessarie dal Centro nazionale trapianti) alle coppie non si può dire “ripassate tra un anno”. Si dice anche che i donatori mancano perché l’Italia è l’unico paese che non li paga. Non è vero. In Francia, dove pure è prevista la donazione totalmente gratuita di ovociti, mancano le donatrici esattamente allo stesso modo, nonostante le martellanti campagne per incoraggiare la “donazione solidale”. E’ il mercato dell’eterologa, se non paghi non funziona. Gli stessi presidenti di regione scalpitanti (a spese della fiscalità generale) lo dovrebbero ormai aver capito.

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