Matteo Renzi all'Onu (foto Ap)

"Stato islamico è rischio per l'umanità". Ma Renzi all'Onu pone l'attenzione anche sulla Libia

Redazione

Il presidente del Consiglio chiede di non trascurare la situazione in Ucraina: "Dialogo per evitare di ritornare a dialettiche da guerra fredda".

"Lo Stato isamico è una minaccia terroristica, non l'espressione di una religione". Matteo Renzi parlando di fronte all'assemblea generale dell'Onu ha fatto il punto sulla situazione internazionale chiedendo però uno sforzo comune per arrivare a trovare una soluzione all'avanzata jihadista in medio oriente e in nord Africa: "Noi continueremo a lavorare con il rappresentante dell'Onu in Libia, con la nostra ambasciata, ma vogliamo dire che la situazione della Libia deve essere una priorità per tutti. La minaccia terroristica dell'Isis non riguarda solo una determinata regione, ma è un rischio per l'intera comunità umana".

 

Per il presidente del Consiglio trascurare la situazione in Libia equivarrebbe "a sottovalutare un focolaio che potrebbe essere un punto di non ritorno sul crinale di violenza e di instabilità dell'intera regione", provocando non pochi problemi a tutta la Comunità europea in quanto aumenterebbe le ondate migratorie verso il vecchio continente.
 

 

Renzi ha sottolineato inoltre come "mai come in questo periodo, tanti cristiani sono stati uccisi in ragione della loro fede", sottolineando come vada tutelato il diritto a professare la propria religione liberamente. Per questo motivo, oltre a cercare di sedare le rivolte e eliminare i movimenti terroristici, l'Onu dovrebbe avere "una priorità, la nostra grande scommessa è quella di un gigantesco investimento sull'educazione, sulla formazione e sull'istruzione delle giovani generazioni".

 

Medio oriente e nord Africa, ma non solo. Il presidente del Consiglio ha chiesto di non chiudere gli occhi di fronte alla "crisi in Ucraina rischia di portare un nuovo conflitto nel cuore dell'Europa, dopo oltre 50 anni di pace". Per questo motivo Renzi ha esortato tutti a cercare il dialogo in quanto solo "attraverso questo "possiamo scongiurare di ricadere in dialettiche da guerra fredda. Le tensioni ai confini orientali dell'Unione Europea rischiano di mettere a repentaglio".