Cristiani riuniti in preghiera a Karachi, in Pakistan (Foto AP)

Gli islamisti uccidono i cristiani, ma noi prima li abbiamo resi invisibili

Giulio Meotti

IDC. In Defense of Christians. E’ questo il titolo della grande conferenza che si è tenuta la scorsa settimana a Washington. Per denunciare “la campagna genocida contro i cristiani” del medio oriente, come l’ha definita Toufic Baaklini, presidente dell’organizzazione che ha raccolto il cardinale Leonardo Sandri.

Roma. IDC. In Defense of Christians. E’ questo il titolo della grande conferenza che si è tenuta la scorsa settimana a Washington. Per denunciare “la campagna genocida contro i cristiani” del medio oriente, come l’ha definita Toufic Baaklini, presidente dell’organizzazione che ha raccolto il cardinale Leonardo Sandri, prefetto per la Congregazione delle chiese orientali, ex ministri della Giustizia come John Ashcroft, senatori e deputati del Congresso, accademici come Nina Shea e Robert George. E due suore. Madre Olga Yaqob e sorella Hatune Dogan. Hanno denunciato “il silenzio dei media”. Hanno ragione.

 

“I cristiani del medio oriente sono senza amici”, recita il titolo dell’ultima column sul New York Times firmata da Ross Douthat. “Il cristianesimo è oggi la religione più perseguitata del mondo, ma le comunità cristiane sempre più assediate del medio oriente soffrono di una invisibilità fatale nel mondo occidentale”, scrive Douthat. Come spiegare questa invisibilità? “La sinistra politica in occidente associa i cristiani con l’imperialismo del maschio bianco. E in medio oriente la questione israelo-palestinese è stata la grande ossessione della sinistra, mentre la condizione dei cristiani sotto il dominio islamico è spesso rimasta inascoltata”.

 

L’intellettuale francese René Guitton aggiunge un’altra spiegazione. “C’è come un imbarazzo in occidente a parlare dei cristiani assassinati e perseguitati del medio oriente, l’oriente che nell’ottica jihadista deve essere esclusivamente musulmano, ripulito dei ‘crociati’”, spiega al Foglio Guitton. “Il secolarismo ci ha impedito di comprendere la persecuzione a sfondo religioso”.

 

Giornalista e scrittore, Guitton ha illuminato il dramma dei monaci trappisti, i padri bianchi, i gesuiti, i religiosi uccisi a Tibhirine, in Algeria, con un libro più volte rieditato in Francia, “Si nous nous taisons”. Guitton ha poi scritto “Ces chrétiens qu’on assassine”, per una delle case editrici più in vista a Parigi, Flammarion. L’autore francese sostiene che “in questo silenzio si scorge l’effetto di una svalutazione implicita e sistematica del cristianesimo, largamente incoraggiata da un laicismo ottuso e aggressivo, che spesso si manifesta nel modo in cui i media trattano le vicende che coinvolgono i cristiani”.

 

[**Video_box_2**]Ne sono un esempio la decisione del Louvre di Parigi di abolire il padiglione dedicato ai cristiani d’oriente, proprio mentre quell’oriente si stava svuotando dei suoi più antichi e legittimi abitanti, gli eredi di Giacomo a Gerusalemme, Pietro e Paolo ad Antiochia, Tommaso in Babilonia, Bartolomeo in Armenia, Barnaba a Cipro, Marco ad Alessandria, Matteo in Egitto. Marie-Hélène Rutschowscaya, che ha diretto la sezione copta del Louvre, ha denunciato che dietro a questa scelta al Louvre c’è il pregiudizio laicista. “Non dovremmo deplorare il fatto che la Francia adotti una politica culturale così fredda verso paesi profondamente segnati dal cristianesimo orientale di epoca bizantina e post-bizantina, da cui il nostro medio evo occidentale ha ricevuto molto in eredità?”. Oppure l’ultimo rapporto della ong vincitrice di un Nobel, Amnesty International, che glissa completamente sulle uccisioni dei cristiani in Iraq da parte dello Stato islamico. Domenica scorsa in India, a Bangalore, migliaia di cristiani sono sfilati per le vie della città per esprimere solidarietà ai fratelli perseguitati in Iraq, Siria e Africa. In Europa, invece, “siamo tutti Daniza”, l’orso rimasto ucciso in Trentino.

 

“Nella Francia laica nessuno osava definirsi ‘cristiano’”, continua Guitton. “Così facendo, il secolarismo ha reso la distruzione della cristianità orientale un ‘non soggetto’. Ha reso questi cristiani invisibili. Un anno fa, in Québec, un noto giornalista mi fece una intervista. La prima domanda che mi pone è: ‘Ci sono cristiani in medio oriente?’. E ancora: ‘Quando sono arrivati?’. Così nel posto più secolarizzato del mondo ho dovuto rispondere: ‘Gesù non è nato a Montréal’. A lungo abbiamo creduto che la persecuzione dei cristiani non fosse un nostro problema. Forse adesso abbiamo capito che quelli sono nostri fratelli”. Fratelli scomodi.

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  • Giulio Meotti
  • Giulio Meotti è giornalista de «Il Foglio» dal 2003. È autore di numerosi libri, fra cui Non smetteremo di danzare. Le storie mai raccontate dei martiri di Israele (Premio Capalbio); Hanno ucciso Charlie Hebdo; La fine dell’Europa (Premio Capri); Israele. L’ultimo Stato europeo; Il suicidio della cultura occidentale; La tomba di Dio; Notre Dame brucia; L’Ultimo Papa d’Occidente? e L’Europa senza ebrei.