James Hogan (foto LaPresse)

Alitalia, arriva Hogan. Paura e delirio a Linate

Alberto Brambilla

Lupi ascolta Etihad e s’appresta a "liberalizzare" le rotte dello scalo dei milanesi. Non piace né ai concorrenti né all'asse dei "malpensisti"

In pochi immaginavano un’accelerazione così repentina dopo mesi di letargia, ma c’era da aspettarselo in seguito alle visite a Roma e a Milano del capo di Etihad, James Hogan, nelle scorse settimane. Lunedì prossimo il ministro dei Trasporti Maurizio Lupi firmerà il decreto per “liberalizzare” i voli dall’aeroporto di Linate superando le restrizioni imposte ai vettori con decreto Bersani-bis che dal 2002 di fatto limita il numero di destinazioni possibili alle sole capitali europee, scrive oggi il Corriere della Sera. Il motivo è semplice. Dopo l’accordo di partnership con Alitalia siglato l'8 agosto scorso, per saldare l’intesa Etihad pretende che la nuova Alitalia (di cui sarà azionista col 49 per cento) possa raggiungere un’ampia gamma di destinazioni dall’aeroporto principale del nord Italia al fine di alimentare il suo network europeo cui si “allacciano” altre compagnie controllate. E’ il caso, ad esempio, degli aeroporti tedeschi di Monaco e Francoforte usati come base da Air Berlin di cui Etihad è il socio unico più importante (e decisivo).

 

I timori dei concorrenti e i possibili rilievi pro-concorrenza di Bruxelles. Tuttavia le criticità derivanti dal varo del decreto si prevede saranno notevoli. Le compagnie concorrenti, dice il Corriere, avrebbero già protestato inviando una lettera all’Ente nazionale per l’aviazione civile (Enac) per segnalare di non essere state consultate: la notizia della firma è stata una sorpresa. L’Enac dice di non avere ricevuto nessuna lettera. La critica sottesa dei competitor è in ogni caso facile da intuire: che Alitalia-Etihad possa trarre esclusivo vantaggio in quanto controlla il 70 per cento degli slot (fasce orarie di decollo e atterraggio a Linate) e così dominare lo scalo milanese per poi espandersi liberamente in Europa. Altro caveat è rappresentato dalla decisione della commissione europea che dovrà esaminare il testo. E’ ragionevole ipotizzare, dicono i più maliziosi, che il decreto non verrebbe vidimato da Bruxelles senza prima ribilanciare le condizioni di pari competitività tra le compagnie. L’escamotage governativo per aggirare il rischio, più volte evidenziato da Lupi,  è quello di limitare gli effetti del “decreto Linate” soltanto ai sei mesi di durata dell’Expo che da programma partirà a maggio 2015. Sono pochi gli osservatori del settore a credere a questa favola: come possibile, dopo avere modificato le rotte, stabilito nuovi collegamenti e sinergie, e in sostanza dopo avere ridiscusso le strategie operative, che una compagnia possa tornare alla situazione precedente?

 

[**Video_box_2**] A essere preoccupati non sono soltanto i vettori concorrenti di Alitalia, ma anche la Sea che gestisce sia Linate sia l'aeroporto di Malpensa. Il presidente di Sea, Pietro Modiano, un ex banchiere, teme che privilegiando Linate “si cannibalizzi Malpensa” che pure in forza dell’alleanza con Etihad vedrà più che raddoppiare i voli settimanali (da 11 a 25, stando al piano industriale presentato da Etihad). Hanno esternato le stesse preoccupazioni di Modiano il presidente della regione Lombardia, Roberto Maroni, e il sindaco di Milano, Giuliano Pisapia. Il comune di Milano è azionista di maggioranza di Sea col 54 per cento, la Regione è stata spesso invitata a entrare nell’azionariato ma senza successo.

 

Infine gli osservatori più maliziosi delle vicende politiche meneghine offrono una visione accattivante della vicenda: al Lupi all’opera da ministro dei Trasporti per conto di Hogan forse non spiacerebbe affatto ampliare la possibilità di movimento dei cittadini milanesi – Linate dista 5 chilometri da Milano, Malpensa 50 – con nuove attraenti destinazioni turistiche europee in caso nel 2016 decidesse di candidarsi, come si vocifera da tempo, a sindaco di Milano. Per adesso dovremo limitarci a vedere il “Mauritius in fabula” come un ibrido tra un ministro del Nuovo centrodestra – alleato di governo del Partito democratico – e (forse) come un aspirante sindaco di Milano  – che sfiderà il Pd alle prossime comunali – come ha fatto ironicamente notare allo stesso Lupi l’assessore ai trasporti di Milano, Pierfrancesco Maran, alla festa dell’Unità milanese a inizio settembre.

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  • Alberto Brambilla
  • Nato a Milano il 27 settembre 1985, ha iniziato a scrivere vent'anni dopo durante gli studi di Scienze politiche. Smettere è impensabile. Una parentesi di libri, arte e politica locale con i primi post online. Poi, la passione per l'economia e gli intrecci - non sempre scontati - con la società, al limite della "freak economy". Prima di diventare praticante al Foglio nell'autunno 2012, dopo una collaborazione durata due anni, ha lavorato con Class Cnbc, Il Riformista, l'Istituto per gli Studi di Politica Internazionale (ISPI) e il settimanale d'inchiesta L'Espresso. Ha vinto il premio giornalistico State Street Institutional Press Awards 2013 come giornalista dell'anno nella categoria "giovani talenti" con un'inchiesta sul Monte dei Paschi di Siena.