L'ultima partita tra Scozia e Inghilterra (foto LaPresse)

Che cosa succede allo sport britannico se oggi in Scozia vincono i sì

Francesco Caremani

La verità è che la secessione creerebbe non pochi problemi allo sport in Gran Bretagna, di carattere organizzativo, economico e fors’anche di risultati. L'UK Sport, l’agenzia governativa che finanzia e indirizza il movimento britannico, infatti sostiene 1.272 atleti, un decimo di questi scozzesi.

“Lets do this!” ha scritto su Twitter Andy Murray, vincitore di Wimbledon 2013, settantasette anni dopo Fred Perry, “excited to see the outcome”. Un endorsement in piena regola che suona strano rileggendo le parole che il tennista pronunciò qualche tempo fa all’idea di un referendum sull’indipendenza della Scozia: “Sono orgoglioso di essere scozzese, ma sono pure orgoglioso di essere britannico”. E a Londra già si chiedono cosa sarebbe la squadra di Coppa Davis senza il campione di Glasgow. La verità è che la secessione creerebbe non pochi problemi allo sport in Gran Bretagna, di carattere organizzativo, economico e fors’anche di risultati. Come ha sottolineato il Guardian, UK Sport, l’agenzia governativa che finanzia e indirizza lo sviluppo del movimento britannico, sostiene 1.272 atleti, un decimo di questi scozzesi che alle Olimpiadi di Londra hanno contribuito a un quinto delle 65 medaglie del Team GB; a Sochi il contributo è stato addirittura del cinquanta per cento. L’inglese Katherine Grainger e la scozzese Anna Watkins hanno vinto l’oro nel due senza, l’indipendenza (tra le altre cose) metterebbe fine a una delle coppie più forti del canottaggio femminile.

 

 

[**Video_box_2**]Ma non è solo un problema di risultati è anche un problema di soldi, perché l’UK Sport gestisce un budget di 37 milioni di sterline su quattro anni. Come dovrebbe essere diviso in caso di secessione? L’ex primo ministro scozzese Henry McLeish accusa l’agenzia governativa britannica d’immobilismo, rivendicando una veloce ripartizione del denaro in caso di vincita del Sì, mentre il governo centrale sarebbe intenzionato a una rinegoziazione dei fondi della National Lottery, ma non è chiaro quali dovrebbero essere i criteri per ridistribuirli tra UK Sport e Sport Scotland, la controparte di Edimburgo. Nell’incertezza, molti atleti potrebbero decidere di restare nel Team GB non certo per orgoglio ma per interessi economici. Senza contare i posti occupati dai rappresentanti britannici nelle varie federazioni sportive mondiali; una Scozia indipendente, per esempio, potrebbe rimettere in gioco la presenza delle quattro associazioni britanniche all’interno dell’International Football Association Board, l’organo che sovrintende alle regole del gioco del calcio.

 

A questo proposito, c’è il curioso caso del Berwick Rangers FC (fondato nel 1884), squadra di Berwick-upon-Tweed, città inglese che si affaccia sui Borders scozzesi, che per comodità e risorse economiche gioca in Scozia dal 1951, attualmente nella Scottish League Two e il vice presidente del club, John Bell, si è espresso chiaramente: “Siamo membri della Scottish Football League e ci aspettiamo di rimanerlo indipendentemente dall’esito del referendum”. Situazione simile per i London Scottish, squadra di rugby a 15 con sede a Londra iscritta sia alla federazione inglese che a quella scozzese: “E manterremo questa posizione in ogni caso”, ha fatto sapere un portavoce della società.

 

C’è anche il rovescio della medaglia che i sostenitori del Sì non hanno preso in considerazione oppure ritengono un male necessario. Il circuito delle corse dei cavalli in Scozia rappresenta il 6% dell’intero fatturato delle scommesse nel Regno Unito, con un disavanzo aggregato annuo di 4 milioni di sterline. Il velodromo di Manchester è diventato l’hub del British Cycling, ed è solo uno dei tanti centri sportivi nazionali: come si dovrebbero regolare gli atleti? Chi finanzierebbe la loro attività che fino a ora era a carico del governo centrale? Nessuno lo sa, perché pochi hanno pensato al movimento sportivo di fronte a un cambiamento che per quanto dolce possa essere, se possiamo usare questo termine per inglesi e scozzesi, potrebbe avere ripercussioni importanti e di lunga durata. Una di queste l’impossibilità della Scozia a partecipare con la propria squadra alle Olimpiadi di Rio 2016, poiché sottomessa dal CIO a tutta una serie di norme. Una possibilità potrebbe essere quella di gareggiare sotto la bandiera dei cinque cerchi, opzione generalmente riservata a chi proviene dal Sud Sudan o dalle Antille Olandesi. Il motto sotto il drago rosso su campo giallo dello scudo del regno di Scozia recita “Nessuno mi provocherà impunemente”, motto che potrebbe ritorcersi sportivamente contro i fautori dell’indipendenza.

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