L'arresto del jihadista Musa Cerantonio nelle Filippene nel luglio scorso (Foto AP)

Australia, maxi operazione contro presunti jihadisti dello Stato islamico

Redazione

Quindici arresti: volevano decapitare un ostaggio in pubblico.

Prendere in ostaggio una persona qualunque, magari in una piazza di Sidney o Brisbane, per poi decapitarla in pubblico, e terrorizzare il mondo. Il piano di almeno 15 australiani infatuati dalle "gesta" dello Stato islamico in Iraq e Siria era questo e avrebbe avuto luogo nel giro di breve tempo. L'intervento di 800 uomini del dipartimento di controterrorismo australiano è stato il più imponente nella storia del paese. La notizia è stata diffusa dal primo ministro Tony Abbott che ha dichiarato come l'intento dei 15 uomini fosse "un'esecuzione dimostrativa" tesa a sconvolgere il mondo con un'esecuzione pubblica ai danni di un passante qualsiasi catturato per strada. Grazie ad alcune intercettazioni telefoniche, le autorità hanno individuato una rete di presunti jihadisti con legami consolidati con lo Stato islamico, tra cui Mohammed al Baryalei, descritto dalla polizia come il leader dell'organizzazione in Australia. Non è chiaro, però, se costoro fossero effettivamente dei "combattenti" o dei militanti con ruoli attivi o piuttosto dei semplici frequentatori dei social media, usati dai jihadisti iracheni per fare proseliti.

 

La settimana scorsa l'Australia ha innalzato al massimo il livello di allerta anti terrorismo e molti suoi cittadini musulmani, secondo la polizia, si sono uniti negli ultimi anni agli islamisti del Fronte al Nusra in Siria e dello Stato islamico in Iraq. Tra i più famosi, Musa Cerantonio, di origini italiane e tra coloro che sono considerati i leader dello Stato islamico in Australia. Molto attivo sui social network, Cerantonio è stato arrestato a luglio nelle Filippene per incitazione al terorismo. Qulache giorno prima, per allentare la presa della polizia nei suoi confronti, aveva asserito su Twitter di trovarsi in Siria a combattere il jihad.

 

Il governo di Canberra è inoltre tra i principali alleati degli Stati Uniti nell'ambito della coalizione internazionale messa in piedi da Barack Obama contro i jihadisti in Iraq. L'Australia ha così annunciato l'invio di circa 600 uomini a Baghdad nonostante l'ipotesi di inviare truppe di terra nel paese sia considerata, almeno ufficialmente, fuori dai piani di Washington.

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