Manuel Valls durante il suo discorso all'Assemblea nazionale (Foto AP)

Voto di fiducia a Parigi

Il governo Valls perde la maggioranza assoluta: “Governare è resistere”

David Carretta

I socialisti vicini all’implosione perdono 37 voti. Sulle riforme da fare troppe contraddizioni tra il premier e Hollande.

Bruxelles. “Governare è resistere”, ha detto ieri il premier francese, Manuel Valls, chiedendo all’Assemblea nazionale la fiducia per il suo governo, dopo la cacciata a fine agosto dei ministri anti austerità e anti riforme per le costanti critiche alla politica dell’offerta a cui il presidente François Hollande si è convertito dall’inizio dell’anno. “Governare è riformare. Governare è dire la verità. Governare è andare a cercare la fiducia, soprattutto quando è difficile”, ha spiegato Valls, di fronte alla fronda di deputati socialisti che avevano annunciato l’astensione, anche a rischio di aprire una crisi politico-istituzionale da incubo: dissoluzione dell’Assemblea nazionale, nuove elezioni e possibili dimissioni di Hollande. In un clima di fine regno, l’appello alla fronda è caduto nel vuoto: 32 socialisti non hanno votato per il governo Valls. Alla fine la fiducia è passata, ma solo grazie alle assenze. Su 566 deputati, solo 269 hanno votato a favore (37 in meno di aprile) e 244 contro. Valls non ha più la maggioranza assoluta e la parte più difficile – le riforme da approvare – resta da fare, perché le contraddizioni profonde della presidenza Hollande non sono state ancora risolte.

 

“Resistere” è un imperativo di sopravvivenza politica per la coppia Hollande-Valls, al minimo storico nei sondaggi ed esitante sulle riforme necessarie a far uscire la Francia dai suoi guai. Il duo deve “resistere” alla fronda dei “pomicioni”, incarnata da un’altra coppia – gli ex ministri Arnaud Montebourg e Aurelie Filippetti – molto chiacchierata sui rotocalchi per le passeggiate estive, ma potenzialmente devastante sul piano politico per un Partito socialista sull’orlo dell’implosione. Montebourg e Filippetti, come il resto della fronda socialista, flirtano allegramente con l’estrema sinistra del Front de Gauche, che su riforme e risanamento condivide le tesi del Front National di Marine Le Pen. Nelle ultime settimane, la liaison politica si è allargata a Martine Aubry, ex segretaria del Partito socialista e sindaco di Lille, che si è rifiutata di chiedere ai socialisti “unità” dietro al governo Valls.

 

Per “resistere” alla fronda, Valls ieri è ricorso ai vecchi metodi hollandiani: tentare di conciliare due linee politiche irriconciliabili, che hanno condannato il governo all’immobilismo. Nel discorso Valls si è limitato a ripercorrere le principali misure che intende portare avanti nei prossimi anni: 50 miliardi di tagli alla spesa per finanziare una riduzione di 40 miliardi del cuneo fiscale; riformare la Pubblica amministrazione; ridurre il numero delle regioni; semplificare la burocrazia; permettere l’apertura dei negozi la domenica e la sera (ma solo nelle zone turistiche). “Sono le imprese che creano ricchezza e posti di lavoro”, ha ricordato il premier riformista, tra gli applausi della destra e i fischi dell’estrema sinistra. Ma al contempo Valls ha fatto qualche concessione alla sinistra del Ps, come una rivalutazione delle pensioni minime e la promessa di un aiuto “eccezionale” per i pensionati sotto i 1.200 euro. “Riformare non è spaccare il nostro modello sociale”, ha detto il premier, ribadendo che le 35 ore non si toccano e il salario minimo non verrà tagliato. “Rifiutiamo la scelta dell’austerità”, ha spiegato il premier.

 

[**Video_box_2**]Con una maggioranza ridotta all’osso, le ambiguità della coppia Hollande-Valls rischiano di rivelarsi controproducenti. A meno di non decidere di governare per decreto per bypassare l’Assemblea nazionale, la fronda socialista è pronta a tenere sotto ricatto l’esecutivo sul progetto di bilancio per il 2014, i ritocchi alle pensioni per i funzionari pubblici e le modifiche alla legislazione sul lavoro. Secondo alcuni osservatori, alla Francia servirebbe un governo di unità nazionale, composto dai riformisti del Ps, dai centristi e dall’ala più moderata dell’Ump. Nel discorso di ieri, il miglior Valls è stato quello dell’appello alla “unità nazionale che si impone” di fronte alle sfide internazionali come la Russia che “riporta l’Europa ai tempi della Guerra fredda” o la “minaccia terroristica la cui ampiezza è inedita” costituita dallo Stato islamico. Anche sul futuro della Francia, Valls è sembrato pronto ad aprire all’opposizione, perfino a un Nicolas Sarkozy in procinto di tornare. “Quale Francia vogliamo? Quale Francia vogliamo per i nostri figli? Quale modello di società difendiamo?”, ha chiesto il premier spiegando che “questo dibattito deve aprirsi pienamente, davanti ai francesi, compreso un ex presidente della Repubblica”. Ma per fare il Valls fino in fondo, il premier sarebbe costretto all’impensabile: resistere anche a Hollande.

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