L'homepage di Lercio

Così Facebook ci avvertirà quando stiamo per cliccare un sito di bufale

Pietro Minto

Facebbok sta per lanciare la specifica [satire] per aiutare gli utenti a discernere tra ciò che è giornalismo tradizionale e ciò che è umorismo. "Colpa" di siti come The Onion o Lercio, talmente ben fatti da sembrare autorevoli.

Come sappiamo, la perspicacia e il sense of humor non sono particolarità universali negli esseri umani e difficilmente possono essere insegnati. Così la maggior parte dei malintesi e delle liti sembra originare da una battuta andata a male o a una mente particolarmente ottusa che a un certo punto di una conversazione si sente offesa. E picchia. Un dramma di cui pare essersi accorto anche Facebook, che lo scorso agosto ha presentato un nuovo metodo per aiutare i suoi utenti a distinguere le notizie reali da quelle umoristiche. La novità consiste della scritta “[satire]” con cui il social network pensa di accompagnare tutti quei post che si servono del linguaggio giornalistico per veicolare notizie finte o satiriche; una trovata che per ora è in fase di test ed è destinata a interessare siti come The Onion, leggendaria pubblicazione statunitense che ha reinventato la satira sull’attualità dotandola di una scrittura certosina, da manuale dell’Associated Press, e di titoli che richiamano la titolistica del grande giornalismo anglosassone. Un prodotto che su internet, nonostante la decantata “morte della carta”, funziona. Parecchio. Basti pensare che The Onion ha da poco detto addio alla sua versione cartacea per concentrarsi pienamente sull’online (mantenendo il paywall che interessa solo gli utenti non statunitensi).

 

Ma il sito della cipolla non è solo nel settore delle notizie-da-ridere: anche The Borowitz Report sarà vittima dell’esperimento di Facebook. La creatura di Andy Borowitz è però un caso particolare: nata come rubrica umoristica su un sito indipendente, nel 2012 è stata acquisita dal New Yorker, che gli ha dedicato un’intera sezione del sito. Borowitz e The Onion sono qualitativamente differenti: il primo è stato spesso criticato per i suoi continui tentativi di compiacere il pubblico liberal, mentre l’Onion è il vero faro del settore, un giornale capace di affrontare temi con maestria insuperabile (basti pensare all’edizione uscita pochi giorni dopo l’11 settembre 2001, vero capolavoro d’equilibrio tra satira e tatto).

 

C’è però un’altra sostanziale differenza tra i due prodotti, ed è questa a preoccupare Facebook: The Borowitz Report si trova sotto l’ombrello del New Yorker, perla del giornalismo Usa, con cui condivide l’Url newyorker.com. Le sue “anti-notizie” rischiano quindi di aumentare il corto circuito tra realtà e umorismo confondeno i lettori meno attenti, che si trovano a leggere un articolo incredibile su un sito serio, prendendolo tragicamente per vero: “Ma l’ho letto sul New Yorker!”, dice l’ignaro lettore abboccando all’amo. Come ha notato John Herrman su The Awl, si tratta di un’ambiguità che va oltre il tanto vituperato “click-bait” (le tecniche con cui i media scrivono titoli per strappare qualche link in più) ed è in grado di confondere nel profondo il panorama dei media: infatti non sono solo i lettori a credere a queste battute, anche i giornalisti e blogger rischiano d’essere ipnotizzati da articoli che sembrano in tutti i sensi genuini.

 

[**Video_box_2**]La gloriosa tradizione delle fake news (che oltreoceano spazia dal “Weekend Update” di Saturday Night Live alle edicole) ha trovato da qualche tempo un degno rappresentante anche in Italia con Lercio.it, in cui lo stile sensazionalistico di Leggo e Cronaca Vera incontra l’umorismo, arrivando a vette di follia inedito per il pubblico nostrano. Il sito ha avuto un incredibile successo ed è stato premiato come “sito dell’anno” alla Festa della Rete della scorsa settimana, dove ha sbaragliato la concorrenza anche di siti “seri”. E se negli Usa i pezzi del The Onion hanno finito per creare un modo di dire nuovo, “Not The Onion”, con cui si introducono storie che sono così assurde da sembrare inventate, in Italia esistono da tempo gruppi Facebook come “Ah ma non è Lercio” a fare da filtro tra l’incredibile reale e non: sono collezioni di articoli tradizionali, talmente assurdi da sembrare inventati da una penna comica. Perché è proprio questo a farci ridere, l’adozione di uno stile serioso per raccontare fatti improbabili; ed è proprio questo a creare confusione, specie tra le persone poco abituate a controllare la testata del giornale online che stanno consultando. Anche nel caso di Lercio il qui pro quo sembra insomma a portata di mano: come ha dichiarato una delle sue firme, alcuni loro articoli hanno avuto successo proprio per via di questo malinteso.

 

Come fare? Smettere di ridere dei media e delle nostre vite o accettare l’idea di un disclaimer in grado di segnalare la battuta in arrivo? La soluzione – drastica – sembra quindi essere il bollino [satire], una parolina atta a segnalare l’inghippo: “quello che state leggendo non è una cronaca della realtà ma una battuta, rilassatevi”, sembra volerci dire Facebook. “Non mettete ‘mi piace’ pensando di condividere una notizia sorprendente, non fatevi trasportare dall’entusiasmo, non aprite raccolte firme su Avaaz. È tutto uno scherzo.” Peccato ci sia così tanto bisogno di dirlo.

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