Milena Gabanelli (Foto LaPresse)

Gabanellismi al Corriere

Redazione

Mercoledì lo pseudoscandalo della Brebemi, la nuova autostrada Milano-Bergamo-Brescia che sarebbe a corto di traffico e cartelli indicatori, meritevole per il Corriere della Sera della prima pagina; ma scandalo già smontato all’interno: “Dall’inizio di settembre i numeri sono in ripresa”.

Mercoledì lo pseudoscandalo della Brebemi, la nuova autostrada Milano-Bergamo-Brescia che sarebbe a corto di traffico e cartelli indicatori, meritevole per il Corriere della Sera della prima pagina; ma scandalo già smontato all’interno: “Dall’inizio di settembre i numeri sono in ripresa”. Ieri la notiziona dell’indagine sui vertici Eni per una presunta tangente in Nigeria (pure quella tutta da comprovare). Tangente che però, come spiega appunto lo stesso servizio, non fu pagata: l’ente trattò direttamente con il governo di Lagos tanto che il mediatore mancato procacciatore di bustarelle gli ha fatto causa in una Corte londinese per le provvigioni non riscosse. Vicenda che si trascina dal 1998. Eppure titolo e catenaccio “Eni, Descalzi sotto inchiesta. I pm: mega tangente in Nigeria. Londra sequestra 190 milioni” sembrano fatti per fare credere tutt’altro: che lo scandalo sia di oggi, che i vertici siano colpevoli, che un giudice di Londra li abbia già condannati. Mentre tra i “coinvolti” spicca l’immancabile Luigi Bisignani. Che succede al Corriere? Il giornalone pare convertito al gabanellismo nella versione tarda e deteriore: si spara uno scandalo, lo si ridimensiona a riga 300, si fa balenare che c’entri il governo, una spruzzata di logge occulte, e si agita il tutto.

 

Gusto della contro-analisi poco, basta “l’ipotesi” della procura. Come prova può andare anche la foto dell’erbaccia, vedi affare (anzi, affaire) Brebemi. Forse, il vuoto direttoriale, con Ferruccio de Bortoli che a luglio ha annunciato le dimissioni per la primavera prossima, fa più danni del previsto. FdB è alla scrivania: ma in nessuna azienda si lasciano sedi vacanti. Per giunta in via Solferino manca da anni, per ammissione dell’uscente direttore, un vero editore. Il che è anche peggio. Gli azionisti si prendono a insulti: Diego Della Valle dà dell’idiota a John Elkann, dell’evasore a Sergio Marchionne, dell’arzillo vecchietto a Nanni Bazoli, capo di Intesa Sanpaolo. In questo clima, il gabanellismo e i cascami anticastali naturaliter dilagano. Però gli editoriali invitano la classe dirigente ad abbassare i toni, a essere responsabile. Giusto. Infatti quando iniziò lo showdown tra Marchionne e Montezemolo il Corriere ne parlò sì, e tra i primi, ma con una breve relegata nelle pagine sportive.

 

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