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Insieme a te non ci sto più (forse)

Paola Peduzzi

L’idea di una Scozia indipendente fa crollare sterlina e mercati. La madrina del “sì” dice di non mollare. Due incognite: lo spot unionista (involontario) di Kate incinta e il morso (secessionista) di Murdoch.

Per la prima volta i sondaggi – uno solo in realtà, quello di YouGov, pubblicato dal Sunday Times di proprietà di Rupert Murdoch – dà il sì all’indipendenza scozzese in vantaggio sugli unionisti e Londra è presa dal panico. La sterlina è scesa al minimo degli ultimi dieci mesi, il valore delle aziende scozzesi è crollato, il peggiore è stato il Lloyds Banking Group, che possiede la Bank of Scotland.

 

Conservatori e laburisti stanno preparando un documento, sulla scorta del piano dell’ex premier Gordon Brown, che dà alla Scozia maggiori poteri e autonomia, per assecondare le richieste di Edimburgo e convincere gli scozzesi che si può dialogare, la secessione non è necessaria. Nicola Sturgeon, che è la vice di Alex Salmond, è considerata la sua delfina nel partito e soprattutto è l’artefice di quella strategia del porta a porta che sta determinando il “surge” dei sostenitori del sì (sbucano cartelloni da tutte le parti, dove prima non c’era niente in pochi giorni è tutto uno “yes”), ricorda che si tratta soltanto di un sondaggio, e mentre tutti a Londra pensano “meno male”, lei insiste che non bisogna dare nulla per scontato. E lo fa con a fianco l’attore Alan Cumming (per gli amanti di “The good wife”: è Eli Gold), che godurioso arringa un gruppo di persone che solleva enormi “yes”: “I feel so good”, dice.

 

[**Video_box_2**]La Sturgeon ridacchia pensando al panico del fronte del “no”, lei che è nello Scottish Party da quando aveva 16 anni (“la cosa mi faceva sembrare una ragazzina piuttosto strana”), lei che è considerata l’unica in grado di poter criticare Salmond, cosa che fa ampiamente, lei che non guida e si fa scarrozzare dal marito, quel Peter Murrell che è anche il chief executive del partito, lei che è stata a lungo criticata perché è gelida, robotica, come si fa a mandarla in giro a fare campagna? Nicola ora sorride, e finge di ignorare l’unica grande incognita, che è quella che raccontano anche gli inviati che girano per le strade scozzesi e non sentono né aria di trionfo né aria di sconfitta: ci sono ancora tanti indecisi.

 

E’ il cono d’ombra dei referendari, e tra tutti quelli che raccontano che Nicola è la madrina della cavalcata indipendentista, i realisti sottolineano: sa come eccitare i sostenitori, ma con gli indecisi è troppo brutale. Eppure sta tutto lì, in quel due o tre per cento di votanti che comprende le ragioni degli indipendentisti, che vede con un certo disagio gli unionisti, ma che guarda i dati e teme che la sostenibilità economica, non oggi ma nel medio periodo, per la Scozia indipendente non ci sia. Detesta che sia qualcun altro a dirlo, come Paul Krugman ieri sul New York Times, o peggio i leader internazionali che fanno endorsement per l’unione, ma al fondo sa che qualcosa di vero, negli scenari apocalittici, ci deve essere. Se la Sturgeon sugli indecisi non ha presa, qualcosa d’altro peserà. Lo spot unionista della principessa Kate incinta del secondo figlio? O Murdoch, che secondo alcuni sta preparando il suo ultimo morso, una cover del Sun tutta per il sì?

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  • Paola Peduzzi
  • Scrive di politica estera, in particolare di politica europea, inglese e americana. Tiene sul Foglio una rubrica, “Cosmopolitics”, che è un esperimento: raccontare la geopolitica come se fosse una storia d'amore - corteggiamenti e separazioni, confessioni e segreti, guerra e pace. Di recente la storia d'amore di cui si è occupata con cadenza settimanale è quella con l'Europa, con la newsletter e la rubrica “EuPorn – Il lato sexy dell'Europa”. Sposata, ha due figli, Anita e Ferrante. @paolapeduzzi