La società aperta e i suoi schienali

Invadere lo spazio delle gambe altrui nell'angusto sistema della classe Economy è una metafora dei limiti della convivenza civile nell'èra della saturazione dei diritti.

In poco più di una settimana tre voli sono stati costretti ad atterrare prima dell’arrivo a destinazione a causa di litigi fra passeggeri intorno all’antico problema dello schienale reclinato, che sottrae posto alle gambe del passeggero dietro e può causare qualche frizione a bordo. Dalle frizioni si è passati alle scaramucce, dalle scaramucce si è trascesi agli insulti e da lì ai bicchieri d’acqua in faccia e alle mani inopportunamente usate sugli assistenti di volo il passo è breve. Nulla di trascendentale, i voli avrebbero potuto arrivare tranquillamente a destinazione una volta sedato l’alterco, ma per cautelarsi i piloti in tutti e tre i casi hanno deciso di cambiare rotta e atterrare nel primo aeroporto a tiro.

 

Sul volo United da Newark a Denver, la lite si è accesa perché un passeggero ha usato un “knee defender”, un proteggi-ginocchia, aggeggio di plastica acquistabile per poche decine di dollari che si applica al seggiolino del passeggero davanti, impedendogli di reclinare lo schienale. United e la maggior parte delle compagnie aeree proibiscono l’uso del marchingegno. L’associazione americana degli assistenti di volo attribuisce la colpa degli incidenti a un fenomeno che non è sfuggito a chiunque sia salito su un aereo in classe turistica almeno un paio di volte negli ultimi dieci anni: l’erosione dello spazio per le gambe. “I sedili sono sempre più vicini fra loro, ci troviamo spesso a dover placare le discussioni fra passeggeri. E non è certo finita qui. Le condizioni di volo stanno andando in una direzione che porterà sempre più conflitti”, ha detto la presidentessa dell’associazione di categoria, Sara Nelson.

 

La questione è ovvia: si progettano file di seggiolini sempre più strette per poter comprimere sempre più passeggeri paganti nel velivolo, fino al limite supremo della “seduta verticale” brevettata in varie versioni da alcuni costruttori e sognata da RyanAir ma che finora si è infranta contro regolamenti e misure di sicurezza. Per supplire la mancanza di spazio per le gambe ci si può almeno rifare reclinando lo schienale, sperando in un po’ di ristoro, ammesso che il passeggero seduto dietro non dia in escandescenze e non vi scagli addosso il drink mediocre che ha acquistato a un prezzo inusitato.

 

Oltre a un problema commerciale e ingegneristico, il bisticcio dello schienale è anche un grandioso esperimento sulla società liberale e i suoi limiti. Nell’angusto spazio della convivenza in classe Economy i diritti degli individui facilmente cozzano l’un con l’altro, e nell’era della moltiplicazione esagerata dei diritti il torto è diventato un affronto insopportabile.

 

[**Video_box_2**]Secondo le testimonianze di alcuni presenti a bordo, la 32enne che ha costretto un volo da New York a West Palm Beach, in Florida, ad atterrare anzitempo a Jacksonville ha rumorosamente intimato agli assistenti di volo di “far atterrare l’aereo” immediatamente. Una volta a terra ha invocato un’attenuante presso gli agenti che l’hanno interrogata: stava ancora elaborando il lutto per la morte dei suoi due cani. Per quanto gli spazi siano sempre più sacrificati, il diritto di reclinare lo schienale non è in discussione, almeno finché i sedili offriranno questa opzione. Chi compra il biglietto ha diritto a un posto, e al posto pertiene strutturalmente la reclinabilità, tratto che nessun aggeggio proteggi-ginocchia può inibire senza commettere un sopruso. Qualcuno, come Josh Barro del New York Times, sostiene che il diritto di reclinare non dovrebbe essere inalienabile. I passeggeri potrebbero rinunciare al proprio diritto in cambio di una somma di denaro, naturalmente sborsata dal beneficiario, che farà un viaggio un po’ meno sacrificato. Lo spazio per le gambe viene assimilato così a un servizio non incluso nel prezzo del biglietto, specialità in cui le compagnie aeree non hanno eguali.

 

Il problema è stabilire il prezzo, condizione necessaria perché il sistema possa reggere. Quanto costa il diritto (altrui) di reclinare? E’ la stessa cifra per chi è alto due metri e per chi è alto un metro e cinquanta? Si lascia che le trattative fra file di passeggeri stabiliscano il prezzo, ci si affida cioè al mercato? E se il passeggero alto due metri è disposto a versare cifre enormi per quei quindici centimetri che per lui non sono negoziabili e fa schizzare in alto i prezzi dell’intera fila? Qualcuno potrebbe finire per tirargli un bicchiere d’acqua in faccia. In più, ci sarebbe anche da fare una valutazione comparativa dei costi e benefici del reclinante e del reclinato.

 

Detto altrimenti: il beneficio di essere seduti un po’ più comodamente è maggiore del disagio che si arreca al passeggero dietro? Se il disagio è prevalente si potrebbe arguire, applicando un criterio utilitaristico, che l’atto di reclinare lo schienale è immorale, perché tende a massimizzare il disagio nel sistema. La convivenza in aereo ai tempi della classe turistica ristretta è la metafora della convivenza in un mondo dove desideri e diritti tendono a coincidere e a moltiplicarsi costantemente. Ma in un ambiente saturo di diritti, l’altro, ovvero l’usurpatore del proprio diritto, viaggia sempre a sul confine della violazione e del sopruso. Al moltiplicarsi dei diritti si moltiplica anche la probabilità di violarli. In aereo la libertà altrui è appena qualche centimetro più in là.

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