Jeremy Menez, scarto del Psg, in gol al debutto con il Milan (foto Ap)

Requiem per il Campionato dei poveri

Redazione

Partiti i (pochi) campioni e arrivati gli scarti dei club europei, con stadi e casse vuote è iniziato un torneo che potrebbe rivelarsi divertentissimo.

Dal Foglio del Lunedì.

 

Cercando di far finta di niente, la Serie A è ripartita. «Facendo finta che non sia, questo, il campionato di calcio del dopo. Il dopo estate tremenda, il dopo Mondiale ridicolo, seguito dai giorni dei cambi epocali ai vertici, del nuovo capo di Federazione che evoca i mangiabanane (ma ha fatto anche di peggio, in tv aveva appena detto di ispirarsi ad Adenauer). Il dopo delle partite a rischio – ne hanno già spostate alcune per ordine pubblico. Il dopo dei campioni che se ne vanno all’estero».

Antonio Dipollina, la Repubblica 29/8

 


«Si può già affermare con una certezza quasi assoluta che il campionato italiano, una volta il più difficile al mondo, è diventato il più modesto. Ridotto a ricovero di ricche stelle cadute e mezze zoppe per via di errori e sperperi del passato, la Serie A non ha appeal all’estero, non ha campioni stranieri e tutto sommato vive nutrendosi di se stessa. Cioè, male. Con addirittura sette club che sono ancora senza sponsor sulla maglia».

Mimmo Ferretti, Il Messaggero 28/8

 


Non ci sono stati acquisti che abbiano cambiato le gerarchie (Iturbe alla Roma e Torres al Milan forse i trasferimenti più importanti). La cosa straordinaria è stato il numero dei giocatori trattati. Secondo uno studio uscito l’8 agosto scorso, le squadre di serie A hanno trattato nel complesso 1.152 giocatori, i tedeschi 315, gli inglesi 207, gli spagnoli 284.

Mario Sconcerti, Corriere della Sera 28/8

 


Mario Sconcerti: «Il gran numero di trattative in Italia è spiegabile con la povertà: in Italia si parla di più con tutti perché si cerca di spendere meno degli altri, si amplia cioè il mercato. Questa parziale povertà corrisponde alla fine di una lunga fase non industriale del calcio, cioè il vecchio mecenatismo. I presidenti coprivano i debiti con gli incassi delle loro attività prevalenti, quelle fuori dal calcio. Oggi i soldi da investire non vengono da surplus finanziari ma dalle banche. Sono soldi sempre eventualmente a perdere, ma sempre e comunque da restituire».

Mario Sconcerti, Corriere della Sera 28/8

 


«Chi osserva il mondo del calcio da un oblò, ritiene che abbiamo smesso di essere il torneo più invidiato d’Europa dall’estate del 2001, quella del passaggio dalla Juve al Real Madrid di Zinedine Zidane. Un ponte d’oro da 150 miliardi di vecchie lire per Zizou, l’ultimo vero grande re d’Oltralpe ad aver calcato i campi italiani».

Massimiliano Castellani, Avvenire 30/8

 


Negli ultimi tre anni il capocannoniere della Serie A è sempre volato all’estero alla fine della stagione: prima Ibrahimovic, poi Cavani, stavolta Ciro Immobile, passato al Borussia Dortmund per poco più di 19 milioni di euro.

Mimmo Ferretti, Il Messaggero 28/8

 


«“È stato un errore tornare in Italia”, così ci ha appena detto ciao anche Mario Balotelli, il più grande talento e per ora anche il più grande bluff espresso nell’ultimo lustro. Se ne torna in Premier, a Liverpool, e nonostante ai Mondiali sia stato visto in mondovisione ciccare anche il più semplice degli stop, grazie ai buoni intrallazzi del suo procuratore Raiola, ha appena firmato un contratto da 6 milioni di euro l’anno».

Massimiliano Castellani, Avvenire 30/8

 


Uno dei colpi migliori di questo calciomercato, forse, lo ha messo a segno l’Inter: Nemanja Vidic, difensore croato classe ’81, preso a parametro zero dal Manchester. Alessandro Angeloni: «Ecco, questa è la fotografia del calcio italiano, squattrinato e senza idee. Da noi arrivano giovanotti stagionati, possibilmente gratis. Più che un Paese per vecchi, siamo diventati, almeno secondo qualcuno, un Paese per “scarti”. Un po’ come i Cosmos ai tempi di Beckenbauer e Chinaglia, ma lì si prendevano i dollari, qui pochi spicci. Altri Vidic per la Serie A 2014/2015? Ashley Cole (’80) e Keita (’80) per la Roma, Patrice Evra (’81) per la Juve, Diego Lopez (’81) per il Milan».

Alessandro Angeloni, Il Messaggero 28/8

 


Intanto gli stadi italiani si svuotano: negli ultimi 5 anni la Serie A ha perso il 9 per cento di pubblico sugli spalti. La stagione 2008-09 si era chiusa con una media di 25.779 spettatori per gara. L’ultima con 23.481 appena, 2.300 persone in meno ogni match, quasi la metà rispetto alla Bundesliga (43.000).

Matteo Pinci, la Repubblica 29/8

 


C’è poi uno spettro che aleggia sul campionato, orfano del suo stratega supremo, Antonio Conte, finito alla guida della Nazionale. Gianni Mura: «L’uomo sbagliato nel posto sbagliato. Ottimo allenatore per un club, ma un ct ha in mano la squadra sei-sette volte l’anno, non sei volte a settimana. E allora, su che incudine batte il martello? Poi, Conte dovrà rivedere certi atteggiamenti da perseguitato e da esagitato, smussarsi un po’ di spigoli. Ma se si smussa troppo non è più lui».

Gianni Mura, la Repubblica 29/8

 


Quello appena iniziato potrebbe essere comunque uno dei tornei più equilibrati e divertenti degli ultimi anni. Non c’è al momento una squadra nettamente più forte delle altre, se non in teoria la Juventus, che ha vinto sì gli ultimi tre campionati, ma non è più allenata da chi quegli scudetti glieli aveva fatti vincere – e ne ha assunto uno che fa giocare le proprie squadre in modo molto diverso: Massimiliano Allegri, che in più viene da una stagione disastrosa con il Milan.

Il Post 29/8

 


Gianni Mura: «Molti pensano che la Juve sia indebolita per due motivi: l’appagamento dopo tre scudetti, e relativa voglia di Champions, e la partenza, oh quanto brusca e non chiarita, di Conte. Io continuo a vederla molto forte. Poi, a proposito di panchina, molti sembrano credere che prima ci fosse Godzilla e adesso Pisolo. Qualcosuccia ha pur vinto anche Allegri, diamine. È meno ossessivo di Conte, più diplomatico e ugualmente aziendalista».

Gianni Mura, la Repubblica 29/8


Giancarlo Dotto: «Chi vincerà questo campionato della depressione acuta? La mediocrità è come la morte, livella. Io dico e spero Roma. L’unica che soffia eolica da bastian contraria. Lo stadio-impresa, le innovazioni di marketing, l’essere fuori dalle logiche della banda. Ma non è detto. Dirsi e darsi favoriti ti può svuotare se non hai grande la testa. Aggiungi un ambiente che è sempre una pistola puntata alla tempia, che sia eccesso d’euforia o accanimento barbarico e per niente terapeutico».

Giancarlo Dotto, Dagospia 29/8

 


Non sono pochi i dubbi che accompagnano il Napoli di Rafa Benitez, soprattutto dopo l’eliminazione nei preliminari di Champions. Ferretti: «Le perplessità sulla reale incidenza del tecnico spagnolo sul rendimento della squadra sono sempre maggiori. Troppe le incognite in difesa, poi; e troppi i galli a cantare in attacco. Migliorare il terzo posto del passato campionato non sarà assolutamente facile, anche se si ha in rosa un tipetto come Higuain».

Mimmo Ferretti, Il Messaggero 28/8

 


«Occhio all’Inter. Siamo diventati poveri e i poveri s’ingegnano con il pane duro della tattica a oltranza e della fisicità corpacciona. Questa è l’Inter di Mazzarri. La faccia emblema del successo in un calcio che prende a calci il talento e si vota ossessivamente all’utile».

Giancarlo Dotto, Dagospia 29/8

 


Dopo Seedorf il Milan ha scelto in panchina un altro esordiente, Pippo Inzaghi. Mura: «Carattere molto diverso da Seedorf, è un idolo dei tifosi e questo garantisce una certa calma anche in caso di partenza falsa. Il Milan non ha impegni europei, teniamolo a mente. Il miglior acquisto mi sembra El Shaarawy. Il centrocampo, in attesa di Montolivo, è appena sufficiente. La difesa, per ora, è un colabrodo. L’attacco potenzialmente è forte. Inzaghi deve lavorare di cucito, più che di taglio. Saldare i reparti».

Gianni Mura, la Repubblica 29/8

 

 

«Per la prima volta dopo tanto tempo torneranno a essere importanti i giovani. Ce ne sono di italiani e stranieri (Kovacic, El Shaarawy, Iturbe, Ucan, Babacar, Bernardeschi, Icardi, Cristante, Gabbiadini, Berardi, Keita, Destro), la loro crescita in corso d’opera può essere determinante».

Mario Sconcerti, Corriere della Sera 28/8

 


«Riassumendo, dovrebbe rivincere la Juve, ma non è detto. Dovrebbero insidiarla soltanto Roma e Napoli, ma non è detto nemmeno questo. Sarà un campionato scontato, nel senso che è certamente l’assenza di Conte al timone della squadra campione a suggerire la riapertura dei giochi. E alla fine vinca il migliore, senza mai dimenticare l’immortale battuta del Paròn: “Ciò, spérémo de no”».

Gigi Garanzini, La Stampa 30/8

Di più su questi argomenti: