Un carro armato dei filorussi a Krasnodon, est dell?ucraina (Foto AP)

E' guerra

Quanto tempo serve alla Russia per ammettere l'invasione in Ucraina?

Anna Zafesova

Una colonna corazzata con mille russi ha sfondato il confine. C’è già una lista con i nomi di 400 soldati morti o feriti.

Milano. E’ guerra, e Petro Poroshenko parla di “invasione russa”, invoca l’aiuto dell’Europa e chiede lo status di “alleato speciale della Nato” per il suo paese. Nemmeno 24 ore dopo aver stretto la mano al presidente ucraino a Minsk, Vladimir Putin apre un terzo fronte in Ucraina. La Nato parla di un migliaio di militari russi che hanno sfondato il confine a sud di Donetsk, conquistando Novoazovsk sul confine e puntando sul porto di Mariupol. E stavolta è difficile spacciarla per un’impresa dei separatisti locali: a muoversi sono stati decine di blindati, carri armati e razzi, che hanno costretto i militari ucraini alla ritirata senza quasi combattere. I testimoni, militari e giornalisti, a Novoazovsk, dicono di aver visto soldati, non guerriglieri. “Omini verdi”, soldati russi senza insegne, erano già stati segnalati dai contadini delle zone circostanti nei giorni scorsi, e non avevano l’aria di essersi “persi” come i dieci parà russi che Kiev ha esibito due giorni fa dopo averli catturati nella regione di Donetsk. Un altro militare russo, Piotr Khokhlov, è stato preso ieri e ha confessato nell’interrogatorio che il suo reparto era impegnato a consegnare ai separatisti blindati e razzi multipli Grad del loro arsenale.

 

E’ guerra, ma in Russia sembra non esistere. Tv e giornali si dedicano a eventi più importanti, come l’incontro tra Putin e il leader sudafricano Zuma, o la chiusura dell’ennesimo McDonald’s per “violazioni sanitarie” e riportano essenzialmente smentite di esponenti del governo e della Duma, secondo i quali Poroshenko “si è sognato” i carri armati russi per giustificare “la sconfitta per mano dei guerriglieri”. In Russia la guerra trapela solo su qualche sito liberale, sui social network e tv via cavo, dove mostrano le tombe dei paracadutisti di Pskov sepolti qualche giorno fa senza specificare le cause della morte, e il convoglio di ambulanze scortate da militari che dall’aeroporto militare di Pietroburgo si precipita a tutta velocità verso l’ospedale dell’Accademia di medicina militare. Ella Poliakova, membro del Consiglio presidenziale per i diritti umani, parla di un centinaio di feriti trasportati a Pietroburgo dall’Ucraina. I comitati delle madri dei soldati stimano in 400 il numero di militari russi uccisi e feriti sul fronte della guerra inesistente. A Kostroma madri e mogli di militari di cui non si hanno più notizie si sono presentate ieri al comando del reggimento 1065, dove hanno avuto rassicurazioni che i loro cari si trovano in “esercitazione a Rostov-sul-Don”, mentre altri genitori disperati ricevono telefonate da numeri telefonici inesistenti con la notizia che i figli sono prigionieri in Ucraina. E da qualche telefonata troncata o qualche incauto post sui social network vengono fuori storie, sempre identiche, di ragazzi inviati a Rostov “per manovre” e piazzati su blindati con i numeri cancellati. Qualcuno è già tornato: il sergente Marcel Araptanov dalla Bashkiria è stato identificato dai genitori all’ospedale di Rostov nonostante gli mancasse la testa. Il referto ufficiale lo definisce vittima di “un trauma da esplosione” senza specificare né il luogo, né le circostanze della morte. I giornalisti che hanno filmato il cimitero del villaggio dove sono sepolti i parà di Pskov sono stati picchiati da sconosciuti, e dalle croci il giorno dopo sono spariti i nomi e le foto dei caduti. E a Mosca la polizia ha arrestato per 15 giorni un attivista che in piazza del Maneggio gridava: “I cadaveri dei parà non vengono da Marte”.

 

Come all’inizio dell’Afghanistan

 

Sembra di rivivere i tempi dell’Afghanistan, quando le reclute selezionate per la guerra “internazionalista” sbiancavano alla notizia dell’invio a Tashkent (allora territorio sovietico) e si trovavano poi oltre confine più o meno a loro insaputa, mentre il “carico-200” (nome in codice della bara) veniva inviato alle famiglie senza alcuna spiegazione. Alexandr Zakharchenko, il nuovo “premier” della “Repubblica popolare di Donetsk” conferma quello che Mosca smentisce: i “volontari” russi che hanno combattuto con i separatisti sarebbero stati 3-4 mila, di cui molti ex ufficiali oppure “ancora in servizio, che preferiscono passare le loro ferie non in spiaggia ma a combattere per la libertà con i loro fratelli”. Che i soldati russi in vacanza si portino anche i blindati agli spettatori del canale Russia 24 sembra perfettamente normale, così come il loro presidente trova naturale rifiutarsi di discutere di guerra a Minsk perché è “un conflitto interno all’Ucraina”. Ed è impossibile fare la pace con uno che nega di essere in guerra. Intanto i suoi parà “si perdono casualmente” in territorio straniero, e il rublo e i titoli russi franano in Borsa, dove gli operatori non leggono soltanto i media russi di regime.