La secchiata e l'embrione

Redazione

Cattolici contro l’ice bucket, che finanzia la ricerca sulle staminali

La confusione fra mezzo e fine non è senza conseguenze, nemmeno nell’estate dell’ice bucket challenge: chi osa sottrarsi alla secchiata d’acqua gelata in testa, magari nel nome del decoro o per una forma di rinuncia a trasformarsi in un selfie di se stesso, diventa automaticamente un pericoloso nemico della ricerca sulla Sla, quasi un tifoso della malattia, dunque meritevole di riprovazione e dita puntate. Persino quelli che donano ma donano troppo poco – 100 euro? Suvvia – diventano oggetto della denigrazione collettiva e messi d’ufficio nel girone infernale dei tirchi egoisti. Il consenso, insomma, è schiacciante. In America, dove tutto questo tirarsi secchiate è iniziato, molti cattolici si stanno però accorgendo che la beneficenza postata frettolosamente sui social non è necessariamente un’idea saggia. La Als Association, l’associazione che raccoglie fondi e finanzia i vari laboratori sulla Sla, sostiene infatti diversi progetti in cui vengono usate cellule staminali embrionali.

 

Neals, la più grande sussidiaria dell’associazione, spiega che si aspettano risultati rivoluzionari grazie “a cellule prese dalla spina dorsale di un feto abortito all’ottava settimana di gravidanza”. Lo scorso anno Neals ha ricevuto tramite l’associazione madre 500 mila dollari, quest’anno, grazie alle secchiate d’acqua, ne riceverà molti di più. La Als Association ha superato ieri la soglia degli 80 milioni di dollari. La diocesi di Cincinnati ha chiesto ai fedeli della comunità di non fare donazioni alle associazioni che usano embrioni per la ricerca, e altre voci pro life si stanno aggiungendo al coro. La nobiltà del fine non implica necessariamente la bontà del mezzo.

Di più su questi argomenti: