Operazioni di soccorso di migranti al largo di Lampedusa (Foto Lapresse)

L'Eurovertice di Lampedusa

Redazione

L’Italia ha il problema assillante di convincere i suoi partner europei che il Mediterraneo è un confine decisivo, che rischia di diventare un mare di sangue e che non può essere presidiato soltanto dalle nostre forze nel disinteresse degli altri soci dell’Unione.

L’Italia ha il problema assillante di convincere i suoi partner europei che il Mediterraneo è un confine decisivo, che rischia di diventare un mare di sangue e che non può essere presidiato soltanto dalle nostre forze nel disinteresse degli altri soci dell’Unione. Un modo semplice per far capire ai capi di stato e di governo europei quanto sia urgente e angoscioso questo problema sarebbe quello di convocare il prossimo vertice continentale, invece che in un lussuoso palazzo fiorentino, nei locali adiacenti agli sfibrati centri di accoglienza di Lampedusa. Gli schizzinosi governanti nordici, messi di fronte alla fisicità di una condizione dolorosa che per ora considerano soltanto come un dato statistico, potrebbero essere indotti a rammentare le radici umanistiche e cristiane che hanno ispirato e di fatto giustificano la costruzione europea più delle controverse vicende monetarie.

 

Naturalmente non basta l’appello emotivo implicito nella riunione eventualmente convocata nell’isola italiana, cioè europea, che sta in mezzo al Mediterraneo. Però l’impatto sarebbe efficace, come lo fu la decisione a suo tempo assunta da Silvio Berlusconi di trasferire il vertice europeo a L’Aquila dopo il sisma terribile che aveva colpito la città. Una scelta analoga, che sottolinea il carattere epocale della tragedie dell’immigrazione clandestina incontrollata per l’impotenza della politica nordafricana dell’Unione, rinforzata dallo sforzo organizzativo arduo cui si sottoporrebbe l’Italia per gestire il trasferimento, farebbe capire ai nostri interlocutori che facciamo sul serio quando insistiamo per porre questo tema come priorità nell’ordine del giorno dell’azione delle istituzioni continentali.

 

Le proposte di merito in realtà sono già sul tavolo da tempo, riguardano la partecipazione comune al pattugliamento del Mediterraneo, le iniziative da adottare per creare un minimo di controllo nei porti di partenza della marea migratoria per smantellare le mafie degli scafisti (con o senza l’assenso dei cosiddetti governanti locali), una suddivisione equa in tutta Europa del carico economico e dell’accoglienza dei profughi che hanno diritto all’asilo. Inoltre, com’è già stato sottolineato, è necessaria una collaborazione per gestire il controllo degli immigrati, sia sotto il profilo sanitario sia sotto quello della prevenzione dei pericoli terroristici. E’ ovvio che su tutte queste materie si tratta di raggiungere intese attraverso un negoziato, senza alcuna pretesa egemonica ma anche senza rinunciare al credito che ci si è guadagnati sopportando da soli il peso di “Mare nostrum”. Messi di fronte alla realtà della tragedia migratoria in modo stringente, forse i leader europei saprebbero stupirci trovando soluzioni comuni invece che controversie dilatorie.