Marina Silva (foto Ap)

Terze vie di ritorno

Redazione

Il mito della sinistra di mercato ora piace in Brasile, da noi consola.

Torna dall’America latina la Terza via di Anthony Giddens. I sondaggi che la danno vincente in un ballottaggio contro Dilma Rousseff hanno deciso il Partito socialista brasiliano a candidare alla presidenza Marina Silva dopo la morte in un incidente  aereo di Eduardo Campos. E subito è rimbalzato lo slogan della “Terceira Via”, per una candidata che vorrebbe sfidare a un tempo sinistra e destra. Compagna di lotta dell’eroe ecologista Chico Mendes e evangelica, ambientalista e anti abortista.

 

Il 1° luglio, il presidente colombiano Juan Manuel Santos aveva festeggiato la propria rielezione invitando a Cartagena Bill Clinton, Tony Blair – gli storici eroi della Terza via, peccato si siano dimenticati di Veltroni e Max D’Alema – assieme a Felipe González e all’ex presidente brasiliano Fernando Henrique Cardoso per un forum intitolato alla “Terza via. Prosperità economica e sociale”. Anche in Uruguay, a due mesi dal voto, i sondaggi indicano un possibile scivolone della sinistra in favore di Luis Lacalle Pou, altro convinto entusiasta del mix di liberalismo e socialismo soft. Il “socialismo del XXI secolo” di Chávez batte in ritirata, e il pragmatico presidente ecuadoriano Rafael Correa ormai predica un “nuovo socialismo” che non nega il mercato, e che per molti versi assomiglia più alla “democrazia non liberale” del premier ungherese Viktor Orbán. Sta di fatto che uscito con le ossa rotte, soprattutto in Europa, dopo la crisi finanziaria e l’epoca delle crisi da debito, il mito lib-lab della Terza via al socialismo torna laddove niente di simile è stato provato. Curiosamente, da noi invece c’è una parte di sinistra che vi guarda con nostalgia, piuttosto di prendere atto del nuovo che avanza.

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