Mario Draghi (foto Ap)

"Riforme non più rinviabili", gli stati modifichino il mercato del lavoro. Il monito di Draghi

Redazione

"Le economie che hanno resistito alla crisi meglio in termini di occupazione tendono ad essere quelli con più flessibilità lavorativa".

Le riforme che ciascun Paese dell'Ue deve mettere in campo per battere la disoccupazione non sono più rinviabili: la Banca Centrale Europea continuerà a fare la sua parte, anche ricorrendo a strumenti "non convenzionali" se necessario, ma l'azione della Bce sul fronte di politica monetaria non può sostituirsi alle attività dei governi. E' il sunto di quanto detto Mario Draghi nell'intervento a Jackson Hole. Ha inoltre sottolineato che in alcuni paesi dell'Eurozona le riforme strutturali a proposito di mercato del lavoro "non possono più essere rimandate", evidenziando come "nessun livello di accomodamento fiscale o monetario, tuttavia, può compensare le necessarie riforme strutturali nell'area dell'euro".

 

Il presidente della Bce ha portato l'esempio della Germania spiegando che "le economie che hanno resistito alla crisi meglio in termini di occupazione tendono ad essere quelli con più flessibilità nel mercato del lavoro nell'adattarsi alle condizioni economiche" come appunto quella tedesca "dopo l'introduzione delle riforme del mercato del lavoro".

 

"I suoi risultati relativamente migliori in termini di occupazione - ha sottolineato - sono anche legati al fatto che le imprese tedesche hanno avuto a disposizione strumenti per ridurre l'orario di lavoro dei dipendenti a costi ragionevoli, come la riduzione delle ore di straordinario, una maggiore flessibilità dell'orario di lavoro a livello di impresa, e un diffuso ricorso a schemi di lavoro ridotto".

 

"Anche all'interno del gruppo di paesi che hanno subito la crisi del debito sovrano in maniera più forte - ha aggiunto il numero uno della Bce - possiamo vedere un impatto differente delle istituzioni del mercato del lavoro sull'occupazione".

 

"Per esempio - ha ricordato Draghi - Irlanda e Spagna hanno entrambe sperimentato una grande perdita di posti di lavoro nel settore delle costruzioni dopo lo shock di Lehman Brothers, ma hanno avuto un andamento molto diverso durante la crisi del debito sovrano". Anche la disoccupazione in Irlanda "si è stabilizzata e poi è scesa, mentre in Spagna è aumentata fino al gennaio 2013" per iniziare a scendere - ha concluso - solo dopo il varo di importanti riforme.

Di più su questi argomenti: