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Morire di quarantena

Redazione

Da una parte le immagini dei due americani curati e in poche settimane dimessi dall’ospedale di Atlanta. Dall’altra le notizie che arrivano dalla Liberia, dove interi quartieri sono in quarantena e la polizia è costretta a sparare gas lacrimogeni per le proteste della popolazione.

Da una parte le immagini dei due americani curati e in poche settimane dimessi dall’ospedale di Atlanta. Dall’altra le notizie che arrivano dalla Liberia, dove interi quartieri sono in quarantena e la polizia è costretta a sparare gas lacrimogeni per le proteste della popolazione. Il sistema sanitario in Africa occidentale, dopo mesi di emergenza, è ormai al collasso e chi è sottoposto alla quarantena si sente abbandonato e privato della speranza di sopravvivere.

 

Alla missionaria Nancy Writebol e al medico Kent Brantly, che avevano contratto il virus ebola mentre prestavano servizio in Liberia, è stato somministrato il farmaco ZMapp, mai sperimentato sull’uomo finora. Perché non esiste un vaccino o un trattamento per la febbre emorragica ma molti farmaci sono in fase di sviluppo e questo ZMapp, di proprietà di un’azienda di San Diego, sembra essere promettente. E’ quella che si chiama una “cura compassionevole” ed è stata già somministrata a cinque pazienti – i due americani guariti, tre operatori liberiani che mostrano segni di miglioramento, e al prete spagnolo Miguel Pajares, primo europeo malato di ebola, che però è morto il 12 agosto. A questo punto l’emergenza pone degli interrogativi etici ai quali le organizzazioni internazionali dovranno dare una risposta.

 

Per l’Oms ogni paese è responsabile della cura dei propri concittadini che contraggono il virus nei paesi a rischio. Ma non sono disponibili cure che possano essere somministrate a un numero considerevole di pazienti, in nessun paese. L’Africa occidentale rischia di diventare pericolosa per se stessa, visti i rischi di rivolte della popolazione e dell’altissima percentuale di decessi, e di morire di quarantena.

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