La sede della Bundesbank (Foto Lapresse)

Bundesbank al collo

Redazione

Le costanti polemiche tedesche con Draghi meritano una risposta. Ora la Germania deve dire stop alla guerra personalistica della sua Banca centrale a quella europea.

La Bundesbank, nel suo bollettino mensile pubblicato ieri, ha ammesso  che anche le prospettive future dell’economia tedesca sono peggiorate. La crescita del pil pari all’1,9 per cento a fine anno, stimata dalla stessa Banca centrale tedesca solo alcune settimane fa, è probabilmente troppo ottimistica. La Bundesbank però omette di dire che ciò, se non si adottano contromisure, si potrebbe ripercuotere pericolosamente sul 2015. E non ne tira le conseguenze, in relazione all’urgenza della politica di espansione della Banca centrale europea mediante misure non convenzionali. Ancora in giugno, la tesi della BuBa era che di tali misure non c’era bisogno, dato che la ripresa tedesca del secondo semestre si accompagnava a quella degli altri paesi europei “virtuosi”: i non virtuosi avrebbero potuto acquisire la crescita facendo le riforme. Ora la BuBa sostiene che l’espansione della Bce sarebbe controproducente, perché indurrebbe tali paesi a non fare le riforme. La diagnosi della BuBa era già sbagliata allora. L’economia dell’Eurozona era ed è in semi stagnazione anche perché il cambio dell’euro è rimasto artificialmente alto. E ciò, assieme a politiche fiscali restrittive rivolte a contrastare i deficit eccessivi, ha generato una tendenza disinflazionistica cui si aggiungono le difficoltà del commercio estero con Russia e Iran, dovute alle sanzioni degli stati dell’Eurozona.

 

Lo si poteva capire allora. Ma il freno tirato dalla BuBa ha impedito alla Bce guidata da Mario Draghi di adottare tempestivamente le misure non convenzionali, su cui la finanza internazionale aveva scommesso. Se adesso, a causa del freno che la BuBa sempre più irragionevolmente vorrebbe imporre, le misure annunciate da Draghi fossero ancora dilazionate e attenuate, vi potrebbe essere una reazione negativa della finanza internazionale che aggraverebbe la situazione, con danno per tutti. Bruxelles dispone di adeguati strumenti per richiedere, agli stati con un debito eccessivo, di fare le riforme pro crescita, onde ridurre il rapporto debito pubblico/pil. Draghi stesso lo ha osservato. Noi dobbiamo assumerci le nostre responsabilità.

 

Ma ora è la Germania che deve dire stop alla guerra personalistica della sua Banca centrale a quella europea. E’ legittimo chiedersi, per esempio, se anche le altre Banche centrali che sono “azioniste” dell’Eurotower non possano cominciare anche loro ad assumere un atteggiamento meno remissivo. La politica monetaria non si deve trasformare in un campo di battaglia per la polemica politica, ma a questo punto è legittimo immaginare che i sapienti economisti della nostra Banca d’Italia siano in possesso di numeri e tesi adatti a controbattere a un’ortodossia un po’ stantìa e interessata. E’ venuto il momento di tirarli fuori dal cassetto.